Non condivido l'indignazione nei confronti di chi si reca in un aeroporto e comincia a strillare di essere disposto a sacrificare la propria vita per Allah. Ritengo in questi casi molto più appropriata una sana compassione, da non intendersi nel significato principale che del termine si trova nei dizionari, cioè di partecipazione alle altrui sofferenze, ma nel senso di dispiacere nel constatare che una persona può sentire la propria vita talmente vuota e priva di significato da trovare come unico sollievo alla sua condizione quello di rinunciare ad essa in nome di qualcosa di inesistente e risibile. Insomma, non c'è da indignarsi, c'è più da dispiacersi.
domenica 19 marzo 2017
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