sabato 14 gennaio 2017

Brancicare

Nell'episodio contenuto in Harry Potter e la pietra filosofale in cui Harry, assieme ad Hermione, Ron e Neville, rimane intrappolato nel corridoio buio di Hoghwarts in cui il cane a tre teste è a guardia della botola, a un certo punto si legge: "Harry brancicò in cerca del pomello della porta." Qui mi sono fermato, perché quel brancicò, coniugazione del desueto verbo brancicare, mi ha colpito, e mi ha colpito perché il suddetto verbo l'ho già sentito, in passato, ma lì per lì non sono riuscito a ricordare né dove né quando. Ho quindi proseguito la lettura, facendo un orecchio a quella pagina e appuntandomi mentalmente di tornarci sopra successivamente, perché è noto che se si cerca in tutti i modi di ricordare una cosa, quella difficilmente torna alla memoria, mentre se invece la si lascia andare ecco che, dopo qualche tempo, inaspettatamente lei si lascia quasi beffardamente ricordare. (In realtà credo sia niente di più di una diceria di quelle che, ricordo, mi raccontavano da bambino, dal momento che mi è capitato spessissimo di ricordare qualcosa mentre mi sforzavo di farlo, ma facciamo finta di niente.)
Dicevo del verbo brancicare. Mentre proseguivo nella lettura, all'improvviso mi è venuto in mente qualcosa tipo "...come un cieco... ...brancicare attorno..." e ripetendo queste parole più volte, ho avvertito la stessa sensazione che si prova quando si è intenti a comporre un puzzle e lentamente, una dopo l'altra, le tessere vanno al loro posto componendo l'immagine completa, e mi sono alla fine ricordato come in un'illuminazione che le suddette parole sono inserite in una strofa di una vecchia canzone di Francesco Guccini. Tacchete! Alla fine mi è venuta in mente la strofa quasi completa, la canzone in cui è inserita, che si chiama Bisanzio, e ovviamente l'autore, Guccini appunto, e pure l'album di cui fa parte: Metropolis, che da ragazzo ho ascoltato fino a consumare i solchi del vinile - sono un estimatore del cantautore emiliano praticamente da quando sono nato. A questo punto, citare per intero la strofa che tanto mi ha fatto penare è d'obbligo. Eccola: 
"Io, Filemazio: protomedico, matematico, astronomo, forse saggio. Ridotto come un cieco a brancicare attorno, non ho la forza o il coraggio per fare questo oroscopo, per divinar responso. E resto qui ad aspettare che ritorni giorno, e devo dire, devo dire che sono forse troppo vecchio per capire."
Fa sempre un certo effetto rendersi conto di come lavori la nostra memoria, il nostro cervello, e di quali e quanti meccanismi mnemonici vengano innescati leggendo per caso una parola in un libro.
Ah, per chi se lo chiedesse: sì, ho cominciato a leggere la saga letteraria del mago nato dalla fantasia della Rowling.

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