domenica 26 giugno 2016

Gli ultimi ragazzi del secolo



Rare volte mi è capitato di leggere un libro tutto d'un fiato, iniziato e finito in un giorno, e una di queste è stato con Gli ultimi ragazzi del secolo, di Alessandro Bertante. Non l'ho cercato, questo libro, ma, come spesso mi accade, mi ci sono imbattuto casualmente mentre bazzicavo per la biblioteca di Santarcangelo in cerca di tutt'altro. Molto brevemente il libro, a tratti fortemente improntato all'autobiografia, racconta di un viaggio in macchina nelle terre balcaniche effettuato dall'autore, insieme a un amico, nell'estate del 1996, dalla Croazia giù giù fino a toccare Mostar e Sarajevo. Un viaggio tra le ferite ancora aperte provocate dai conflitti iniziati nel '90 dopo il crollo della Jugoslavia e culminati nel '95 con il lungo assedio di Sarajevo.
L'autore viaggia in mezzo a queste ferite e nel frattempo racconta la sua adolescenza sperperata nella Milano metropolitana degli anni '80, la Milano da bere di un famossissimo slogan pubblicitario, la Milano del benessere opulento e cinico, la Milano del boom della speculazione edilizia e della gioventù falciata dall'eroina, dall'Aids e dal vuoto di valori. Una Milano che in fondo non era nient'altro che lo specchio di ciò che stava accadendo un po' in tutto lo stivale con l'ingresso nella vita di tutti della televisione commerciale, dei bisogni indotti, del Drive In delle "sfittinzie" e dei "cucadores", che spianarono la strada a una meticolosa e pianificata opera di devastazione culturale di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze, e che spianò anche la strada alla famosa/famigerata discesa in campo di chi seppe approfittare di questo rimbecillimento generale: il Cavaliere.
Un libro sanguigno, a tratti crudo, una prosa dall'incedere incalzante che ferma gli avvenimenti come immagini. È da leggere.

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