mercoledì 16 dicembre 2015

Salvare i correntisti o il papà della Boschi?

Si poteva fare diversamente da come ha fatto Renzi? Sì, si poteva: sarebbe bastato far intervenire il fondo interbancario, come già è successo in passato, contestando il parere contrario della Ue, come già hanno fatto altri paesi, ad esempio il Lussemburgo. Non è la prima volta che le banche in Italia falliscono, ma è la prima volta che dalla sera alla mattina si dichiarano carta straccia azioni e obbligazioni. Con il crac dell'Ambrosiano fu accertata l'insolvenza del Banco e un gruppo di istituti di credito rilevò le sue attività, lasciando i debiti in mano ai commissari. Non un dipendente fu licenziato, non un correntista perse un soldo, non un'agenzia chiuse. Gli azionisti rimasero titolari delle loro azioni e cercarono con gli anni di recuperare quanto possibile.
Nel caso delle banche "salvate" da Renzi, niente di tutto ciò è avvenuto. Semplicemente si è deciso che azioni e obbligazioni subordinate valevano zero, espropriando di fatto gli azionisti di ogni diritto, compreso quello di rivalersi su chi ha causato il dissesto. E qui veniamo all'altra data, al 13 novembre, quando il governo decide di recepire le norme europee in materia di interventi per scongiurare i fallimenti bancari.
Che cosa fa Matteo ‪#‎Renzi‬? Accoglie le norme della Ue e introduce nel nostro ordinamento un comma che prima non c'era: l'impossibilità per gli azionisti singoli di far causa agli ex amministratori. Non ai commissari nominati da Bankitalia, persino a chi ha portato la banca al fallimento. Per salvare le banche c'era bisogno di salvare i banchieri? Più si scava e più si ha la sensazione che l' obiettivo fosse proprio quello: mettere in sicurezza gli amministratori, in modo che nessuno potesse rivalersi su di loro, in particolare sul papà del ministro Maria Elena Boschi.
Roberto D'Agostino pensa sempre male, e a pensare male si fa peccato, si sa. Ma forse a volte si va vicino alla verità.

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