martedì 25 giugno 2013

I dubbi di Pigi

Pierluigi Battista è fenomenale: è il più berlusconiano dei giornalisti (giornalisti?) in circolazione, e nello stesso tempo quello che tenta di darlo meno a vedere. Quasi quasi gli prefersico i Belpietro, i Sallusti, i Fede, i Minzolini: almeno loro sono berlusconiani e non lo nascondono. Ennesima prova dello stile giornalistico del Pigi, è l'editoriale (editoriale?) pubblicato oggi sul Corriere - ebbene sì: il tipo scrive sullo stesso giornale su cui scrissero i Montanelli, i Buzzati, i Montale: vabbe'...
Titolo: "I dubbi [e qui, già, ndr], le conseguenze." Ovviamente, il riferimento è alla sentenza di ieri che ha condannato il teleimbonitore a 7 anni per concussione e prostituzione minorile. Leggo nel pregevole scritto: "Dopo la sentenza di ieri, durissima, che si abbatte come uno schianto su Silvio Berlusconi e sul suo partito, il futuro politico del Paese non è tra i più leggiadri." A dire la verità, non è da ieri che l'andazzo politico del paese è tutt'altro che leggiadro: basta vedere il numero di volte che nell'ultimo ventennio si è andati a votare. Certo, è fuor di dubbio che da ieri il governo Letta è un po' più traballante di quel che già era, ma non è colpa di nessuno se il tipo che contribuisce a reggerlo ha - non certo da ieri - grossi guai con la giustizia. Tutt'al più si potrebbe dare la colpa a chi continua a votarlo, ma qui il discorso si allergherebbe troppo. Lasciamo stare.
"E la spaccatura che da vent'anni spezza in due l'opinione pubblica italiana è ancora più profonda e irriducibile." La spaccatura di cui delira Pigi, in realtà non esiste. Esiste, molto più semplicemente, un tipo ben poco raccomandabile che per sfangare le sue grane e i suoi misfatti si fa scudo della politica. E che da vent'anni si dichiara a reti unificate un perseguitato dalla giustizia. Punto. È una spaccatura, questa? A me non pare. E, anche se fosse, sarebbe solamente il risultato di un ventennio di propaganda fasulla in questo senso. Una propaganda di stampo manicheo alimentata ad arte dal soggetto in questione con l'ausilio di giornalisti e parlamentari ad personam compiacenti. Il resto è tutto chiacchiera.
"Dopo la sentenza a sette anni di Berlusconi (solo un anno meno di Misseri ad Avetrana e uno più di Scattone e Ferraro condannati come gli assassini di Marta Russo, si twitta sui social network)..." Si twitta sui social network? Scusa, Pigi, ma tu non sei un giornalista? E il mestiere del giornalista non è quello di raccogliere notizie, analizzare, verificare? Ti fa strano che la pena comminata al teleimbonitore sia simile ad altre, comminate per reati (a tuo parere) più gravi? Beh, non è difficile verificare. Direi che con la tecnologia oggi a disposizione, con un paio di clic del mouse dovresti cavartela. Evidentemente preferisci restare col dubbio, da buon giornalista.
(Qui, in aggiunta, ci sarebbe da far notare al Pigi che non è colpa di nessuno se il codice penale prevede tale pena per tale reato. Al limite, bisognerebbe prendersela con chi legifera, dal momento che le modifiche al codice penale si fanno per legge e le leggi le fa chi governa. Ma lasciamo stare, meglio non mettere troppa carne al fuoco.)
"Ma una sentenza così aspra [è] da rispettare certo e da non liquidare sbrigativamente come una sentenza politica," chiosa a questo punto il prode articolista. E qui, naturalmente, siamo tutti con lui. Nessuno, tra quelli che hanno ancora un po' di sale in zucca, penserebbe che si tratta di una sentenza politica. Ah no, qualcuno c'è. Uno che sul suo profilo twitter ha retwittato "Ma questa è giustizia politica!"
Ovviamente non vi dico chi è l'autore del retweet.

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