mercoledì 1 dicembre 2010

Due parole sulla riforma Gelmini

La riforma universitaria del ministro Gelmini ha passato l'esame della Camera e si appresta a tornare in Senato per il passaggio definitivo. In giro per il paese, come forse avrete notato, c'è stato un po' di putiferio da parte degli studenti universitari, che pare non abbiano gradito alcuni (tutti?) aspetti della riforma (riforma?).

Siccome, come molti miei affezionati lettori sanno già, io non sono pregiudizialmente pro o contro qualcosa (fosse pure una legge della Gelmini), mi sono preso la briga di analizzare un po' questa benedetta riforma per vedere se effettivamente è così malvagia o se qualcosa di buono c'è. Da osservatore esterno - non ho alcuna dimestichezza con l'ambiente universitario - non mi sembra che sia tutto da buttare. Probabilmente gli universitari che protestano hanno dei validi motivi perché, essendoci dentro, conoscono meglio l'impatto che possono avere certe norme contenute nel ddl sul funzionamento dell'università. Impatto che invece non è in grado di cogliere chi ne è fuori.

Insomma, spulciando un po' questa esauriente sintesi dei punti della riforma, fatta dal Sole24Ore, non mi sembra di cogliere solo aspetti negativi. Leggo ad esempio che un rettore non potrà rimanere in carica per più di un mandato. Sei anni e poi sotto un altro. C'è qualcosa di male in tutto ciò? Se una cosa del genere fosse fatta anche per la politica sarebbe una benedizione. Anche il fatto che i docenti siano obbligati a certificare la loro presenza a lezione per cercare di arginare il fenomeno delle assenze, mi pare - guardo sempre da osservatore esterno - una cosa lodevole.

Un capitolo a parte mi pare meriti la questione dei ricercatori. Leggo sempre sul Sole:

Sì alla riforma del reclutamento, con l'introduzione di un sistema di tenure-track: contratti a tempo determinato di 6 anni (3+3). Al termine dei sei anni se il ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto con l'università maturando, però dei titoli utili per i concorsi pubblici. Questo provvedimento si rende indispensabile per evitare il fenomeno dei ricercatori a vita e determina situazioni di chiarezza fondate sul merito. Inoltre, il provvedimento abbassa l'età in cui si entra di ruolo in università, da 36 a 30 anni, con uno stipendio che passa da 1300 euro a 2100.

Se tra i miei lettori c'è qualche ricercatore, oppure qualcuno che a vario titolo se ne intende, mi potrebbe ad esempio dire se le cose stanno realmente così. E, se stanno effettivamente così, cosa c'è di sbagliato in questa impostazione. L'unica cosa negativa, leggo ad esempio su studenti.it, è che nella legge non è prevista alcuna sanatoria per i circa 20.000 attuali ricercatori a tempo determinato, i quali, presumibilmente si troveranno dall'oggi al domani con un pugno di mosche in mano.

Altro capitolo controverso è la cosiddetta norma anti "parentopoli", autentico vanto da parte della Gelmini e di Berlusconi ("la riforma è un colpo mortale a parentopoli", ha detto oggi quest'ultimo). E' davvero così? Il testo recita:

Non potrà rispondere ai procedimenti per la chiamata all'insegnamento chi è parente «fino al quarto grado compreso» di un professore del dipartimento o della struttura che effettua la chiamata ovvero del rettore, del direttore generale o di un consigliere di amministrazione.

Letta così la norma sembra ottima. Ma ieri Antonio Di pietro ci è andato giù pesante a questo proposito, affermando che questo emendamento non è altro che lo stravolgimento di un altro presentato anche dall'Idv che nella stesura iniziale prevedeva ben altre cose. Scrive Di Pietro sul suo blog:

Lei Ministro ha subito fatto presentare un subemendamento in cui ha previsto che il divieto non debba riguardare chi abbia un parente professore ma scatti solo se il parente insegna nello stesso dipartimento che ha effettuato la chiamata.Furbetta di una ministra! Pure le pietre sanno che per uscire da un dipartimento ad un barone basta scrivere una letterina e per rientrarci basta scrivere un’altra letterina. Così chi vuol fare assumere il parente o l'amica di turno dovrà solo uscire e poi rientrare nel dipartimento per poche ore – giusto il tempo di far assumere il raccomandato di turno. Le nostre università sono diventate come le porte girevoli dei Grand Hotel.

Insomma, se le cose stanno realmente così, e leggendo il testo sembra che stiano effettivamente così, il principale motivo di vanto della Gelmini pare fare acqua da parecchie parti.

Non ho volutamente preso in considerazione tutte le norme per ovvi motivi di tempo (ci sarebbero da menzionare il tetto massimo di 12 facoltà per ateneo, i limiti ai concorsi per le nuove assunzioni se l'università utilizza più del 90% dei fondi pubblici, la pensione obbligatoria a 68 e 70 anni per docenti ordinari e associati, ecc...). Però diciamo che un'idea di massima ce la si può fare anche così. Se qualcuno vuole dire la sua è ovviamente il benvenuto.

7 commenti:

lucy ha detto...

pure io ho le idee poco chiare su questa cosiddetta riforma.

ho trovato tuttavia un articolo interessante

questo è un passo

"In sintesi, comunque, si può dire che gli obiettivi della Riforma Gelmini sarebbero importanti a due livelli: gli organi di governo e la valutazione dei docenti, degli studenti e delle strutture. Ma, allo stato attuale, essa è fallimentare in entrambi i campi. Sul piano degli organi di governo, la prospettiva ministeriale stabilisce la dittatura negli Atenei di un rettore-manager accompagnato e sorvegliato da un carrozzone nuovo (L’ANVUR, Associazione Nazionale per la valutazione dell’Università e della ricerca) costituito in parte da non-universitari (cioè da imprenditori, manager ecc.) e dal Ministero dell’Economia, che potranno magari abolire interi corsi di laurea e cancellare linee di ricerca sulla base di un ragionamento di tipo “aziendale”.

il resto lo trovi qui

http://www.secoloditalia.it/stories/Politica/910_lettera_aperta_sulla_riforma_universitaria/

riforma universitaria o creazione di un apparato universiario-manageriale?

qualcuno sa dirmi altro di questo Anvur?
tu Andrea cosa ne pensi?

Andrea Sacchini ha detto...

Una pagina abbastanza esauriente la trovi qui.

Per il resto non ho le idee molto chiare neppure io. L'unica cosa che mi pare abbastanza chiara è che non mi sembra che per gli studenti questa riforma cambi molte cose.

Che protestino è sacrosanto, intendiamoci, ma se la protesta fosse anche accompagnata da qualche proposta non sarebbe male.

Anonimo ha detto...

Purtroppo sono in molti a non avere le idee chiare: non le hanno i giornalisti, non le ha chi proteste, e purtroppo neppure i politici non fanno eccezione. L'articolo sul Sole24Ore in particolare contiene molte "imprecisioni" (per non usare termini peggiori): in particolare è falso l'aumento di stipendio, è falso che in caso di conferma l'RTD diventa associato (solo se si verificano una serie di congiunzioni astrali: vedi leggi sul turnover, disponibilità di punti organico, etc.), esistono due tipologie di RTD - una con tenure-track e una senza - e indovinate quali bandiranno le università, non è assolutamente vero che l'età in cui si entra di ruolo passa da 36 a 30 anni (questo punto richiederebbe un discorso un pò lungo). Quanto a studenti.it : non esistono 20.000 ricercatori a tempo determinato (RTD), i 20.000 ricercatori sono a tempo indeterminato (RTI). Gli RTD ora sono relativamente pochi, poi esistono migliaia (si stima in 75 mila) precari di vario tipo: professori a contratto, assegnisti di ricerca, borsisti, postdoc, etc.

Vi consiglio di leggere qui: http://ricercatoriprecari.blogspot.com/

Ci sono vari post (molto accurati) su aspetti tecnici del DDL.

In soldoni:
- si parla di merito ma l'ANVUR non parte (sono anni che aspettiamo);
- le nuove assunzioni (RTD) sono a completa discrezione del dipartimento che chiama: non più concorsi annunciati in gazzetta ufficiale, e nessun controllo;
- nel transitorio (prima che vengano banditi i primi RTD, e passeranno almeno un paio d'anni) le assunzioni di ricercatori sono quasi bloccate, e non da ieri. Da qui le preoccupazioni di una generazione (diciamo i nati fra il '70 e l' '80);
- i 20.000 ricercatori a tempo indeterminato NON SONO PRECARI, i precari sono altri (vedere qui: http://ricercatoriprecari.blogspot.com/2010/10/e-che-so-pasquale-io.html). Molti in malafede confondono ricercatori a tempo indeterminato e ricercatori precari.
- scompaiono le borse di studio e vengono trasformate in "prestiti d'onore" (questo è estremamente grave).
- TUTTI gli emendamenti dell'opposizione sono stati bloccati: la richiesta di abbassare a 65 anni dell'età pensionabile (a vantaggio di noi giovani, se non si liberano risorse l'università non può assumere), la richiesta di abilitazione nazionale per RTD (ora come ora non è previsto nessun controllo, né prima né dopo), la richiesta di eliminazione delle docenze gratuite (e dei famosi contratti simbolici da 1 euro per un anno di insegnamento), etc.

I provvedimenti anti-parentopoli sono una farsa. Bastava fare come già fanno alla SISSA (Trieste): sono vietate le progressioni di carriera interne. Se sei associato alla SISSA e vuoi diventare ordinario, devi diventarlo in un altro istituto.

Poi senza copertura finanziaria (devono ancora approvare il Fondo di Finanziamento Ordinario 2010, quasi un anno di ritardo, il mio dipartimento per pagare gli stipendi quest'anno ha dovuto chiedere un prestito a Ingegneria) ...dicevo senza copertura finanziaria non c'è riforma che tenga.

E ancora (fuori dal DDL): gli scatti stipendiali sono bloccati per 5 anni (anche se il costo della vita aumenta). In particolare chi viene assunto ora per i primi 5 anni prenderà lo stipendio di un ricercatore non confermato, che è quasi la metà dello stipendio che gli spetterebbe a partire dal secondo anno.

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Andrea Sacchini ha detto...

Altre interessanti repliche alle norme della Gelmini sono qui.

20.000 euro

Mi fa un certo effetto questa immagine di Luciano Canfora mentre esce dal tribunale, un po' piegato sotto il peso dei suoi 8...