sabato 23 ottobre 2010

Internet, "equo compenso" e dintorni

In questi giorni sono accaduti alcuni fatti di una certa importanza per quello che riguarda internet e informatica in generale. Alcune di queste notizie sono buone, specie per chi passa buona parte del suo tempo in rete; altre un po' meno. Ma andiamo con ordine.

Una notizia buona arriva sicuramente dalla UE, che ha deciso alcuni giorni fa di rigettare la richiesta di aumento delle tariffe unbundling già approvata dalla nostra Agcom. Breve spiegazione. Per tariffe unbundling si intendono i soldi che i gestori concorrenti a Telecom (Wind, Vodafone, Tre, ecc...) versano all'azienda monopolista (Telecom, appunto) per avere accesso alla rete. La richiesta di aumento di queste tariffe, che inevitabilmente si sarebbe poi ripercosso sull'utente finale (come al solito), era stata avanzata da Telecom stessa, e approvata poi dall'Agcom. La UE ha detto no. Comprensibile e giustificata la soddisfazione di Altroconsumo, l'associazione che ha portato avanti, e vinto, questa battaglia.

Una notizia cattiva arriva dal fronte della battaglia per l'abrogazione del famigerato decreto Pisanu, altrimenti detto l'"ammazza-internet". Si tratta di un decreto legge del 2005, con finalità antiterroristiche - no, non ridete -, che regolamenta in maniera esageratamente burocratica e farraginosa l'accesso alle reti wifi nei locali pubblici. Questa normativa, concepita in maniera così restrittiva, non esiste in nessun altro paese, e anche qui da noi, su sollecitazione bipartisan della politica, sembrava, almeno fino a pochi giorni fa, che si fosse sul punto di abrogare il tutto. Gli entusiami si sono però smorzati ieri, quando la discussione in Parlamento ha dato fumata nera.

Il decreto non verrà abrogato (Maroni non vuole, teme per la sicurezza nazionale, dice). L'unica modifica concessa è che la registrazione di chi desidera connettersi a internet da qualche locale pubblico avverrà tramite cellulare e non più con documenti cartacei. Un cambiamento epocale, non c'è che dire. Intanto, mentre il mondo avanza - in Spagna hanno messo il wifi libero e gratuito pure sui mezzi pubblici - noi restiamo saldamente e orgogliosamente un paese di serie b.

Restiamo sempre in Europa. La Corte di Giustizia Europea ha bocciato la tassa sulle memorie, il famigerato "equo compenso", cioè il sovrappiù di prezzo che grava su qualsiasi apparecchio elettronico e qualsiasi supporto (telefonini, pc, dvd, compact disc, ecc...) in possesso di una memoria su cui immagazzinare dati. La tassa era giustificata dalla presunzione, secondo le lobby e il legislatore, che tali memorie potessero essere utilizzate per immagazzinare illecitamente file protetti da diritto d'autore. Attendiamo adesso che la sentenza europea sia recepita anche qui da noi. Ne parla esaurientemente l'ottimo Guido Scorza qui.

1 commento:

andynaz ha detto...

l'articolo è molto più completo di altri che avevo letto in giro, soprattutto per quanto riguarda quali dispositivi erano l'oggetto della decisione dei giudici: avevo letto che riguardava solo quelli comprati dalle aziende, ma che per i privati le cose non sarebbero cambiate... meglio così!! :-D

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