domenica 12 settembre 2010

Dai 4 pensionati sfigati a Cesare, passando per Atreju 2010

Quando la vicenda denominata P3 venne fuori - eravamo pressappoco a metà luglio - Berlusconi la liquidò con la famosa battuta "sono 4 pensionati sfigati", alludendo al fatto che i vari Verdini, Carboni, Dell'Utri e soci, non avrebbero mai avuto la possibilità di mettere in piedi quella presunta organizzazione criminale che, tra le altre cose, avrebbe fatto pressione sui giudici della Consulta per evitare (inutilmente) la bocciatura del lodo Alfano e sulla Cassazione per "aggiustare" la causa da 450 milioni tra la Mondadori e lo stato.

In realtà, già all'epoca i pm titolari dell'inchiesta avevano precisato che la stessa si basava su elementi piuttosto solidi. E lo stesso Napolitano, solitamente così pacato ed equilibrato, aveva parlato di "squallide consorterie" sulle quali fare piena luce.

Ieri, la vicenda, dopo un periodo piuttosto lungo di (apparente) stallo, ha avuto un'improvvisa accelerazione, dovuta alle prime ammissioni di un appartenente al gruppetto di "sfigati", quelli citati da Berlusconi, che ha cominciato a fare le prime ammissioni. Arcangelo Martino, uno degli arrestati, ha infatti dichiarato che il nome Cesare, rilevato dagli investigatori nelle intercettazioni, sarebbe riferito a Berlusconi, e viceCesare a Dell'Utri. Insomma, secondo le dichiarazioni di Arcangeli, che naturalmente la procura di Roma si sta già prendendo la briga di verificare, il nome e il ruolo di Berlusconi in tutta questa vicenda sarebbero tutt'altro che marginali, al contrario di quello che sembrava inizialmente.

Per una pura coincidenza, nelle stesse ore in cui Arcangeli faceva le sue ammissioni, il premier, in Russia, ritirava fuori la vecchia storia della magistratura politicizzata. Sarà stato un caso?

Oggi, dopo le balle raccontate in Russia, Berlusconi è ritornato a Roma per raccontarne un altro po' alla festa dei giovani pidiellini. Eccone alcune delle più divertenti: "I giornali di sinistra hanno messo in giro l'idea che ci sia una nuova tangentopoli, ma non c'è nessuna tangentopoli". Se non c'è nessuna tangentopoli, come dice il premier e compagnia cantante al seguito, come mai il governo nel marzo scorso ha tirato fuori dal cilindro magico, in fretta e furia, il famoso decreto anticorruzione? Se non c'è nessuna tangentopoli che bisogno c'era di fare una norma urgentissima contro la corruzione tramite decreto legge? (a proposito, qualcuno sa che fine abbia fatto?).

"Non ci sono mascalzoni nel nostro partito, li abbiamo individuati e provveduto ad espellerli". Questa è bellissima; scommetto che i giovani pidiellini intervenuti hanno applaudito a lungo. Chissà chi sono i mascalzoni che sono stati espulsi? No, perché il premier è rimasto sul generico, non ha fatto nomi. Proviamo un po' a pensare. Dunque, il senatore Dell'Utri, 7 anni e mezzo in appello per fatti di mafia, è ancora saldamente al suo posto. E non mi risulta che Berlusconi o qualcun altro abbiano fatto chissà quali pressioni per farlo dimettere. Anzi. Ci sarebbe Nicola Cosentino, sottosegretario all'economia. Solo che lui non è stato cacciato: si è dimesso di sua spontanea volontà.

E, per dirla tutta, soprattutto a beneficio dei gonzi che ancora credono a tutte le palle che racconta, il premier inizialmente quelle dimissioni le respinse con forza: "Nel rinnovargli la mia stima non posso che invitarlo a continuare nel suo lavoro nell'interesse del partito e del Paese". Alla faccia del "abbiamo provveduto a espellerli"!

A meno che, però - c'è ancora una possibilità -, Berlusconi non si riferisse a Nicola Di Girolamo. Vi ricordate? E' quel (ex) senatore, secondo l'accusa eletto coi voti della 'ndrangheta, rimasto coinvolto nell'inchiesta sul riciclaggio di due miliardi di euro di capitali della nota organizzazione mafiosa. Il problema è che neppure lui è stato espulso, ma si è dimesso volontariamente venendo così subito internato nel carcere di Rebibbia. E, forse pochi se lo ricordano, le sue dimissioni sono state accompagnate da una lunga scia di applausi provenienti dai banchi del Pdl. Applausi che tra l'altro hanno innescato, comprensibilmente, non poche polemiche.

Insomma, siamo ancora in attesa di sapere chi sono i famosi "mascalzoni" che sono stati "individuati ed espulsi". Senza fretta, si intende.

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