venerdì 23 luglio 2010

Il quartier generale racconta/34

Mi sono accorto solo adesso di questo articolo, che il prode Sallusti ha pubblicato ieri in prima pagina sul mitico Giornale. Volevo lasciar perdere, ma contiene alcune perle che è impossibile non commentare, a costo di diventare noioso. Siete pronti? Allora, partiamo dal titolo: I giudici non sono migliori dei politici. Già qui si capisce dove il Giornale vuole andare a parare. A tal proposito, come brevissima parentesi, va detto che non ci sono scusanti per i magistrati coinvolti nell'inchiesta sulla nuova P2. Per loro vale lo stesso discorso che si fa sempre coi politici: chi non ha le mani pulite, fuori dalle scatole. Detto questo, proseguiamo pure.

Una volta, quando si immaginava un golpe, lo spauracchio erano i colonnelli, oggi sono le toghe. Le quali tengono un po' tutti per le palle in un gioco perverso di ricatti e minacce anche non dichiarate, perché si sa, nessuno è perfetto e le code di paglia abbondano.

Capito, no? Nessuno è perfetto e i giudici ne approfittano. Il problema è che qui non è questione di perfezione o meno, qui è questione che il malaffare nella politica è diventato per buona parte un sistema. E' una cosa un pochino diversa. E poi cosa vuol dire quel "si sa, nessuno è perfetto"? Chi amministra la cosa pubblica, specie in posizioni strategiche e di alta responsabilità, deve essere perfetto; deve essere cristallino. Altroché "nessuno è perfetto". Questo è uno dei tanti messaggi che lorsignori si impegnano quotidianamanente a far passare come legittimi. Una sorta di "così fan tutti" che giustifica la condotta torbida e discutibile di moltissimi appartenenti alla politica.

Scusate, voi andreste tranquillamente a stipulare un contratto di assicurazione sapendo che l'assicuratore a cui vi siete rivolti ha alle spalle qualche precedente per truffa? Oppure lascereste perdere rivolgendovi magari a qualcun altro? E se si pretende una condotta corretta da parte di un semplice agente assicurativo, non è almeno altrettanto logico pretenderla da chi governa e gestisce risorse pubbliche di notevole entità? Sbaglio?

Solo quell'incosciente di Berlusconi ha il coraggio di affrontare a viso aperto i magistrati e i loro eccessi

Eh, certo, come no? Lo sappiamo con quali metodi:

Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perchè lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana (fonte)

A casa mia questo non si chiama "affrontare a viso aperto", ma denigrare. Ovviamente non stiamo qui a spiegare la differenza a Sallusti. Ma andiamo avanti.

Per carità, P3, corruzione e mafia sono cose brutte. Ma possibile che ieri il Parlamento non si sia scosso per una sentenza della Cassazione che toglie l'obbligo dell'arresto per chi stupra o fa prostituire minorenni? Ma che razza di Paese sta diventando questo? Dov’è la politica? Chi ci difende da queste follie?

Allora, in primo luogo non si tratta di una sentenza della Cassazione ma della Corte Costituzionale. Ovviamente, anche qui, non staremo a spiegare la differenza a Sallusti perché tanto non capirebbe. Ma il punto è un altro. La Consulta non ha affatto sentenziato, come scrive il furbo editorialista, che non c'è obbligo d'arresto "per chi stupra", ma per chi è indagato per stupro. Sallusti, l'editorialista di punta del giornale garantista per antonomasia, finge di non sapere la differenza e butta tutto nel calderone.

La Consulta ha precisato che l'obbligo dell'arresto, la cosiddetta custodia cautelare, non c'è per i sospetti stupratori, non per chi è stato condannato per tale reato (e vorrei vedere). Si dà il caso, infatti, che un conto è una persona condannata per stupro, un altro è una persona indagata per stupro. Ecco, la Cassazione si riferiva a questa seconda categoria. Poi, ovvio, ognuno può essere d'accordo o meno con questa sentenza - io ad esempio sono alquanto perplesso -, ma il giochetto che ha voluto fare Sallusti è evidente.

Chi ci difende da queste follie? Non certo Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, tutto preso a salvarsi dai pasticci targati P3, quel gruppetto di faccendieri e mascalzoni che brigava, per lo più a vuoto, con politici e magistrati.

Qui Sallusti non sbaglia. Omette solo di dire chi erano i politici coi quali brigava "quel gruppetto di mascalzoni". Uno, ad esempio, è Denis Verdini, uno dei coordinatori del Pdl. Un altro è Giacomo Caliendo, sottosegretario alla giustizia in quota Pdl. Strano che anche qui Sallusti rimanga sul vago. Sarebbe stato bello che avesse fatto qualche nome, no?

Già, se c'è una cosa che questo scandaletto ha portato alla luce è che il Csm non è quel tempio di verità e giustizia che ci vogliono far credere. No, è un covo di veleni, intrighi, accordi sopra e sotto banco, sgambetti e cose indicibili. Insomma, non sono migliori, praticamente né moralmente, degli uomini che vogliono giudicare.

Veramente non è "questo scandaletto" che ha portato alla luce cosa si cela dietro il CSM. Chi si interessa un po' di cronaca giudiziaria, sa benissimo che più di una volta l'operato del CSM è stato costellato di parecchie stranezze (vedi ad esempio i casi Forleo e De Magistris, oppure la vicenda del procuratore Apicella). Insomma, Sallusti non scopre un bel niente di nuovo. Però si sa com'è: i lettori del Giornale non badano a certe sottigliezze. Ah, un'altra cosa. Il CSM non giudica nessuno; quello lo fanno i magistrati che lavorano ogni giorno nelle procure e nei tribunali d'Italia. Sarebbe bello spiegare a Sallusti cos'è e cosa fa il CSM, ma sarebbe troppo lungo (e, come al solito, tempo perso).

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