mercoledì 31 marzo 2010

Elezioni 2010, analisi a mente fredda

Lo so, la sbornia non è ancora terminata - si narra che la Polverini abbia festeggiato la vittoria in discoteca -, ma siccome i dati sono ormai definitivi direi che si può fare qualche riflessione su come sono andate realmente le cose e se veramente chi ha vinto ha vinto e chi ha perso ha perso. Partiamo dalle dichiarazioni, entrambe abbastanza ridicole, dei leader dei due partiti principali: Berlusconi e Bersani. Il primo, sull'onda dell'ormai grottesca dicotomia odio/amore, che nonostante la palese ridicolaggine fa evidentemente presa sulle italiche menti, ha dichiarato ieri che "L'amore ha vinto sull'invidia e sull'odio, gli elettori ci hanno dato ragione". Il suo collega Bersani, invece, con una faccia di bronzo di quelle che faranno storia ha detto: "Non è sconfitta". Certo, sulla carta non è una sconfitta, visto che la competizione è terminata 7 a 6, ma se si fa il paragone con le regionali precedenti, in cui il centrosinistra governava in undici regioni, non so come faccia a dire il segretario del Pd che non è stata una sconfitta.

Naturalmente, il fatto che per Berlusconi l'amore abbia vinto sull'odio significa chiaramente che lui considera queste elezioni vinte. La cosa, per la verità, è abbastanza comprensibilie. E' noto, infatti, che neppure il miglior ottimismo a cui ci ha abituati il cavaliere gli avrebbe mai permesso di pronosticare il possesso di 6 regioni - erano date per sicurissime solo Veneto e Lombardia, in bilico Piemonte e Lazio. Tuttavia, se rispetto alle aspettative il cavaliere può legittimamente parlare di vittoria, il discorso è un po' diverso se si guardano i numeri. E adesso che questi numeri sono finalmente definitivi, possiamo usarli per togliere di mezzo qualsiasi interpretazione elettorale/propagandistica e guardare in faccia la realtà.

I dati definitivi dicono che il Pdl ha preso complessivamente 5.994.741 voti, che equivale al 26,78% delle preferenze. Alle europee dell'anno scorso il partito dell'amore viaggiava ben oltre il 35%. Se poi si va ancora più indietro fino ad arrivare alle politiche del 2008, si vede chiaramente come il Pdl fosse addirittura al 38% con ben 13.628.865 voti. Quindi, ricapitolando: 2008 = 38%, 2009 = 35%, 2010 = 27%. E lui è contento, ben sapendo che in realtà la sua presunta "vittoria" non è nient'altro che il risultato (a) dell'exploit della Lega e (b) della pochezza dell'opposizione. Si tratta insomma di quel famoso travaso di voti che Berluconi ha sempre temuto come la peste e che puntualmente si è verificato. Bastano due dati per dimostrarlo: la Lega nel 2008 era all'8,3% e oggi è abbondantemente oltre il 12. Nel corso di questi due anni, quindi, in concomitanza col progressivo ridimensionamento del Pdl c'è stato l'altrettanto progressivo ingrandimento della Lega. Questi sono i numeri, poi loro vi potranno raccontare quello che vogliono; e i numeri dicono che il Pdl oggi è al 26,78%, mentre gli elettori che fisicamente sulla scheda hanno messo la croce sul simbolo del partito dell'amore sono stati appunto poco meno di 6 milioni su 41 e passa di aventi diritto e soprattutto sui 13 e passa delle politiche del 2008. La percentuale la potete calcolare da voi.

Alla luce di questi numeri, è facile capire - ma si sapeva benissimo anche prima - che il 61% del consenso nei confronti del "leader più amato dell'occidente" era una delle tante barzellette con cui il falso leader ha riempito la testa degli italiani nel corso ormai dell'ultimo ventennio. Una strategia comunicativa, quella di raccontare corbellerie, che evidentemente non mostra i segni del tempo e fa sempre breccia nelle italiote menti. Naturalmente, nell'olimpo celeste del consenso che dipinge il cavaliere, in particolar modo rispetto a quanto è successo domenica, non manca qualche macchia che mi pare divertente segnalare. Nonostante l'exploit della Lega al nord, ad esempio, il comune di Lecco ha mandato a casa al primo turno il leghista Roberto Castelli in favore del pidino Virginio Brivio, che ha ottenuto subito oltre il 50% delle preferenze. Da segnalare anche l'esclusione al primo turno del mitico Brunetta dalla corsa a sindaco di Venezia, in favore dell'esponente di centrosinistra Giorgio Orsoni passato al primo turno con oltre il 52% delle preferenze. Peccato...

Ma il bello (si fa per dire) viene adesso. Perché ci sono tre anni, fino alla fine della legislatura, in cui Berlusconi deve governare, non ha alternative. Finora ha fatto sostanzialmente due anni di campagna elettorale in vista delle consultazioni, europee e regionali, che hanno contraddistinto il 2009 e il 2010. Adesso non c'è più niente fino al 2013. Adesso non ha più alibi, e non può quindi pensare di andare avanti per tutto il tempo che rimane a forza di slogan su amore, odio, giudici comunisti, eccetera: la (sua) gente, quella che ancora è rimasta, mangerebbe la foglia. E quel misero 27% che ha oggi potrebbe quindi ridimensionarsi fino a non essere più sufficiente per vincere le politiche del 2013, specialmente se nello stesso tempo il centrosinistra avrà la forza (e il coraggio) di rinnovarsi un po', mandare a casa un po' di vecchiume e proporre candidati nuovi e credibili - la vedo dura.

Ma lo scenario che si apre adesso è tutt'altro che rassicurante per il cavaliere. E non per colpa dell'opposizione (c'è da morir dal ridere), ma per colpa del dilagare della Lega al nord. Un dilagare che, di riflesso, oltre a verificarsi sul territorio si verificherà in contemporanea anche dentro gli equilibri della coalizione - cosa per la verità già iniziata da tempo. E il primo esempio si è verificato ieri, quando Bossi, trionfante, si è dovuto scontrare con gli altolà di Fini e La Russa dopo aver annunciato la sua auto-candidatura come prossimo sindaco di Milano. E questo è solo l'inizio. Nei prossimi mesi ne vedremo delle belle. Forse una cosa giusta, l'unica finora, Bersani ieri l'ha detta: "Il tramonto di Silvio Berlusconi può avere dentro elementi di pericolo".

4 commenti:

Edoardo Luppari ha detto...

http://criticospazio.wordpress.com/2010/03/30/elezioni-veneziane-vince-la-sinistra-di-sistema/

lucy ha detto...

elementi di pericolo? scrive castelli e quali sono questi elementi di pericolo? la lega forse?

be noi non siamo un partito razzista né xenofobo ma chiediamo precise riforme strutturali e le chiediamo a gran voce e tra queste il federalismo e la pulizia, pulire le nostre strade da quella feccia irregolare che non mi sento neanche di definire umana.
si tratta semplicemente di mettere i delinquenti in galera o porli fuori dal nostro spazio vitale.
rimandarli nelle vogne in cui vivono e in cui possono adorare lo sventurato Dio che li ha fatti di una razza diversa, la razza dei criminali.
questo chiediamo e a gran voce perché la porcilaia sia separata dalla civiltà e noi costituiamo la civiltà e vogliamo che tutti se ne rendano conto.

Andrea Sacchini ha detto...

be noi non siamo un partito razzista né xenofobo

Davvero? E io che pensavo che espressioni come "pulire le nostre strade da quella feccia irregolare che non mi sento neanche di definire umana", oppure "in cui possono adorare lo sventurato Dio che li ha fatti di una razza diversa, la razza dei criminali" fossero razziste. Che sbadato che sono...

andynaz ha detto...

Che sbadato che sono...

anfatti si, non vedi che sono citazioni del Petrarca?? :-D

Priorità

Secondo l'Istat , nel 2023 4,5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi per mancanza di soldi. A questo si aggiunge la cronica manc...