lunedì 22 febbraio 2010

La corruzione è solo colpa dei politici?

Governo ladro! si usa dire spesso quando piove, richiamandosi a un celebre detto molto in voga. Già, governo ladro, politici corrotti, amministratori disonesti e via dicendo. Certo, guardando quello che sta accadendo in questi giorni sul fronte delle inchieste che hanno a che fare coi rapporti tra corruzione e politica, è difficile, almeno apparentemente, non notare come queste frasi non siano più che pertinenti e azzeccate. Ma la corruzione, il malaffare, la malversazione, sono prerogative esclusive dei politici o vanno inquadrate in un più largo panorama in cui ascrivere una fetta più o meno consistente di popolazione italiana? Cioè, in sostanza, se i nostri rappresentanti rubano, noi che facciamo? Calma, adesso vi spiego.

Qualche giorno fa Marco Travaglio ha pubblicato sul Fatto Quotidiano un gustoso editoriale ("Il Canto dei Galli") in cui ironizzava su alcune affermazioni di Ernesto Galli Della Loggia, noto editorialista del Corriere della Sera. Cosa gli contestava Travaglio? In sostanza la tesi secondo cui la corruzione e il malaffare nel nostro paese hanno una connotazione di tipo genetico, sono cioè indelebilmente impressi nel dna della nostra società. Certo, la tesi è affascinante e probabilmente in parte veritiera, ma anche comoda. Perché comoda? Perché apponendo questa sorta di marchio di fabbrica alla società italiana tutta, si evita di fare i distinguo, le opportune differenze, e si casca nel classico fare di ogni erba un fascio. Ieri, il Galli ha risposto indirettamente a Travaglio con questo editoriale nel quale, sostanzialmente, riprende il proprio pensiero precedentemente espresso. Ecco alcune delle che ha scritto: "Così [la corruzione colpa della politica e dei politici, ndr] la pensano oggi moltissimi italiani i quali non vogliono sentirsi dire che la corruzione di questo Paese - anche quella pubblica - è invece qualcosa che viene dal profondo, che rimanda alla storia vischiosa, oltre che del nostro Stato, della nostra società; ai suoi meccanismi e vizi inveterati. No, guai a dirlo: si è subito sospettati di voler cancellare le responsabilità individuali, di voler “salvare i ladri”. Che c’entriamo noi con la corruzione? La colpa è solo della politica".

Non è esattamente così, a mio parere. La politica ha le sue colpe così come tanti cittadini, o se preferite parte della società, hanno le loro. Non penso infatti che ci sia molta differenza tra un politico che ruba e un cittadino che ruba. Naturalmente per "rubare" non intendo lo scippo della borsetta alla vecchietta, ma intendo il rubare "pulito", quello che non si vede; che nel caso del politico può essere la cresta su un appalto assegnato a un imprenditore conoscente; nel caso dell'imprenditore o del libero professionista il nascondere capitali all'estero per non pagare le tasse; nel caso del cittadino il risparmiare 20 euro dal dentista che non fa la fattura. Cambia l'entità del "furto" ma non la sostanza. Ecco perché a mio parere Della Loggia sbaglia. E' sicuramente vero che moltissimi cittadini sono peggio dei politici in questo senso, ma accomunare tutti sullo stesso piano non rende giustizia a quelli - e ce ne sono tanti - che si comportano onestamente, i quali hanno diritto di vedersi rappresentati da amministratori altrettanto onesti. Non sta da nessuna parte, infatti, che i politici che rubano sono in qualche modo giustificati in quanto gran parte della società fa lo stesso. Ci fosse anche un solo cittadino onesto in Italia, quello avrebbe comunque il diritto di vedersi rappresentato da amministratori onesti.

Scrive ancora il Galli: "Sta per ricominciare alla grande, insomma, il meccanismo implacabile dell’antipolitica. Il meccanismo che si mise in moto all’epoca di “Mani pulite” e i cui risultati nonostante l’avvicendarsi di governi di destra e di sinistra, sono sotto gli occhi di tutti". Certo, è così, è innegabile, solo che l'illustre editorialista dimentica di spiegare perché è così. E questo lo spiega molto bene Travaglio: "Se, come scrive il sagace politologo, “Mani Pulite non ha segnato una svolta”, “è stato tutto inutile ”, “la corruzione italiana appare invincibile”, non è certo colpa dei magistrati. A loro spetta scoprire e punire i reati già commessi. Per impedire o almeno ridurre la possibilità che altri se ne commettano, bisogna rendere più severe le sanzioni e più stringenti i controlli.
In questi 18 anni s’è fatto l’opposto. Su circa 200 “riforme della giustizia” approvate dal 1992 a oggi, nemmeno una ha reso più difficile o rischiosa la corruzione e più facile la sua scoperta. Anzi, tutto il contrario. Su quale pianeta, in quale galassia ha vissuto Galli della Loggia per tutto questo tempo? Ha mai scritto un rigo contro le leggi che depenalizzavano l’abuso d’ufficio, le false fatture e il falso in bilancio, allungavano i processi e dimezzavano la prescrizione, sbiancavano i fondi neri all’estero, abolivano i processi alle alte cariche specie quella bassa, condonavano frodi fiscali e abusi edilizi?"


Insomma, la questione alla fine si riduce sempre lì: parte dei politici e parte dei cittadini rubano allo stesso modo, è vero, ma il politico ha in più la possibilità, negata al comune cittadino, di fare le leggi, di adoperarsi in modo da contrastare questo stato di cose, e i fatti dimostrano che così finora non è stato. Anzi. Oggi chi commette questo genere di reati sa già in partenza che avrà buone probabilità di farla franca, o che se anche sarà beccato in galera non ci andrà comunque (provate solo a guardare quanti detenuti per corruzione abbiamo oggi in Italia). Tanto è vero che ormai, come è successo anche recentemente a Milano e in altri posti, gli scambi di mazzette avvengono in pieno giorno, alla luce del sole. Tangentopoli non è servita a niente, come dice Galli e come amano ripetere molti, oggi, proprio perché la politica non ha fatto tesoro di quell'esperienza introducendo leggi più restrittive, ma ha tollerato e agevolato un certo lassismo se non quando una vera e propria depenalizzazione. E questo risponde anche al titolo del post.

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