giovedì 25 febbraio 2010

Google condannata, insieme al buon senso

Correva l'anno 2006, e io scrivevo questo breve post. Me la sono presa con quei ragazzi, con i genitori, ma non mi è mai venuto in mente, neppure per un minuto, di incolpare Google per quel fattaccio. Ieri un giudice ha deciso diversamente. Non ho molto da aggiungere rispetto a tutto quello che si è scritto e si sta scrivendo in rete in queste ore; soprattutto non do giudizi, perché prima voglio aspettare le motivazioni della sentenza, cosa che richiederà dai 60 ai 90 giorni.

Nell'immediato mi limito a prendere atto principalmente di due o tre cose. La prima, che pochi mi sembra abbiano evidenziato, è che si tratta di una sentenza di primo grado; manca ancora l'appello e l'eventuale Cassazione, quindi mi pare che sia un po' presto per fasciarsi la testa. In secondo luogo c'è da registrare che il giudice ha negato la diffamazione e ha condannato Google "semplicemente" per la violazione della privacy. Cosa vuol dire questo? Che Google non è stato considerato come un editore, come fa giustamente notare Luca De Biase, ma semplicemente un fornitore di servizi web che ha violato le regole sulla privacy. Ecco quindi che la soluzione potrebbe essere molto semplice: Google inserisca nelle sue pagine un bottone, come avviene adesso quando l'utente dichiara che non sta violando il copyright, in cui obbliga chi immette qualche video a dichiarare che ciò che carica non viola la privacy altrui.

Mi rendo conto, però, che questi sono ragionamenti a naso. Finché non saranno note le motivazioni, anche per vedere se il giudice ha tenuto o meno in considerazione questi aspetti, si tratterà solo di chiacchiere e ipotesi. Al di là di questo, però, non si può non rilevare come questa sentenza, quali che siano le motivazioni, ha sancito abbastanza chiaramente che Google è responsabile di ciò che combinano gli utenti. Questo concetto è sinonimo a mio avviso di una certa arretratezza culturale rispetto alle nuove tecnologie. La cosa era già nota, intendiamoci, ma vederla applicata a una sentenza penale crea una certa inquietudine. Anche perché se passa il principio che un fornitore di servizi - in questo caso servizi internet - è responsabile di ciò che combinano gli utenti, domani qualcuno potrebbe incolpare Telecom perché un utente ne molesta un altro per telefono; qualcun altro potrebbe incolpare un'azienda di trasporti pubblici perché su un suo autobus un utente ne ha molestato un altro (questo esempio è un po' forzato, ma è solo per rendere l'idea), e si potrebbe continuare. Insomma, non mi sembra un bel segnale. E naturalmente all'estero se ne sono già accorti.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

fammi capire: se qualcuno mi danneggia l'auto parcheggiata su una strada comunale posso denunciare il comune?

Andrea Sacchini ha detto...

Beh, come esempio è un tantino azzardato, ma il concetto più o meno è quello...

Anonimo ha detto...

se però il comune indicasse che non è responsabile per eventuali danneggiamenti alle auto in sosta potrebbe cavarsela. e lo stesso potrebbe fatto - fatte le debite differenze - google.

bista92 ha detto...

le considerazioni che hai fatto sono state le più inteliggenti che ho trovato in rete.

Andrea Sacchini ha detto...

Forse perché hai girato poco? :-)

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