giovedì 17 dicembre 2009

Web e censura, è meno grave di quel che sembra

«Non c'è nessuna intenzione di fare leggi speciali per il web e non c'è nessuna intenzione di introdurre altri reati». A dirlo è stato Roberto Maroni, ieri, al Corriere della Sera. Si ridimensiona così, almeno apparentemente, l'allarme che aveva già iniziato a circolare sul web su presunte intenzioni di censura in rete subito dopo la vicenda Facebook in relazione all'attentato al premier.

Sempre Maroni ha poi puntualizzato:

«sulla Rete devono applicarsi gli stessi reati che si applicano per giornali e tv». «Il problema - prosegue il ministro - non è evitare che ci siano gli insulti: questa è una regola di buon senso, ma non può essere lo Stato a impedirlo. Noi vogliamo che si evitino i reati. La libertà di espressione e quella di manifestazione del pensiero devono essere garantite - ribadisce Maroni - ma se un utente fonda un gruppo chiamato "uccidiamo Maroni", ci troviamo davanti al reato di istigazione a delinquere. E se scrivo "quel tizio ha fatto bene a spaccare la testa al premier" può ravvisarsi l'apologia di reato».

Non lo so, sulla cosa si può discutere. Dan Gillmor, ad esempio, noto scrittore e blogger americano, ieri in un'intervista a Repubblica dichiarava a proposito dell'istigazione a delinquere:

"Credo ci sia una linea precisa che distingue le parole, anche di profondo odio, dalla reale incitazione alla violenza. E, caso per caso, è possibile dire quando questa linea viene oltrepassata. Credo che ognuno, usando il buon senso, in fondo sia in grado di capirlo".

Comunque, tornando a Maroni, fa piacere che abbia capito quello che tutti hanno già fatto presente fin da subito: le leggi ci sono già, e valgono anche per la rete, basta farle rispettare. Ora vedremo - lo sapremo oggi - se a quanto dichiarato corrisponderanno i fatti. Se non ho capito male, ciò che vorrebbe fare il ministro sarebbe di mettere "a disposizione della magistratura gli strumenti che consentano di imporre all'autore del reato, una volta identificato, di rimuovere la pagina entro 24-48 ore. Se non lo fa, scatterà una sanzione. Successivamente, il magistrato potrà ordinare al gestore del servizio di rimuovere la pagina in questione". In pratica Maroni chiede la collaborazione dei provider. Bah, vedremo.

Quello che lascia perplessi di tutta la vicenda è che, come probabilmente avrete notato, ogni volta che accade qualcosa di grosso c'è subito la corsa a dar la colpa a internet. Scriveva ieri il buon Attivissimo sul suo blog:

E' tutta colpa di Internet. E' sempre colpa di Internet. Ogni volta che avviene qualche evento violento clamoroso, tutti corrono a dare la colpa alla Rete e invocano il bisogno di censure, controlli, classificazioni, schedature e filtraggi. Dopo l'aggressione a Berlusconi è tutto un fiorire di proposte di imbrigliare Internet e di leggi ad hoc per punire l'istigazione a delinquere commessa online e per l'apologia di reato in Rete. In Italia si parla di chiudere i siti Internet istigatori di violenza e di istituire filtri per la navigazione.

Come no: nascondiamo il problema, e il problema d'incanto sparirà. Mai mostrare foto di Carnera a terra, eccetera, eccetera. Tanto varrebbe proporre di ridurre le aggressioni violente vietando la vendita di modellini kitsch del Duomo di Milano, cosa che un pregio perlomeno l'avrebbe: quello di eliminare la piaga sociale dei souvenir di cattivo gusto.

Semmai sarebbe ora di guardare i fallimenti dei tentativi di censura e di controllo persino nei regimi più totalitari prima di imbarcarsi nel reinventare la ruota. Se neppure Cina, Egitto e Iran riescono a mettere in piedi barriere efficaci, farlo in un paese europeo non ha alcuna speranza di successo e avrebbe dei costi sociali enormi.

E sarebbe ora di guardare in faccia la realtà. E' facile puntare il dito contro Internet, come se giornali e TV fossero luoghi nei quali la discussione è invece gestita in punta di forchetta, con una pausa per sorseggiare il tè prima di rispondere garbatamente alla dotta considerazione di un illuminato interlocutore dalle parole squisitamente misurate. Prima di chiedere pulizia in casa d'altri, sarebbe magari opportuno annusare l'aria in casa propria e chiedersi se per caso aver installato uno spandiletame in soggiorno possa aver lasciato qualche schizzo anche sul tappeto buono.

Mi pare non ci sia da aggiungere altro. Vedremo cosa proporrà oggi Maroni in consiglio dei ministri.

Nessun commento:

Priorità

Secondo l'Istat , nel 2023 4,5 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi per mancanza di soldi. A questo si aggiunge la cronica manc...