martedì 24 novembre 2009

La guerra di Alfano

In realtà si tratta non della guerra di Alfano, ma della guerra di cifre tra Alfano e l'ANM riguardo al numero di processi penali che vedranno la tomba in caso passi la porcata del processo breve morto - pensate di cosa si discute nel parlamento italiano -. Il primo a "sparare" è stato il ministro ad personam, il quale ha dichiarato appena qualche giorno fa che ne risentiranno solo l'1%, non rendendosi conto che un'affermazione simile equivale ad ammettere che il restante 99 non ha problemi; perché tutta questa fretta quindi? Ma, come abbiamo avuto modo di constatare più volte, la logica e le dichiarazioni non sempre vanno di pari passo nell'entourage governativo.

Il secondo colpo l'ha sparato ieri l'ANM, spiattellando alcune cifre per ora provvisorie che vedono, a seconda dei distretti presi in considerazione, percentuali di processi interessati che oscillerebbero tra il 20 e il 50%. Oggi il prode Alfano ribatte, invitando l'ANM a non giocare coi numeri. Chi ha ragione? Non si sa. Stasera, probabilmente, l'ANM sarà in grado di dare cifre molto più precise.

La cosa più curiosa è l'invito di Alfano ai magistrati a non giocare coi numeri. Lo stesso Alfano che quantificava il numero degli italiani intercettati in 3 milioni (sono poche decine di migliaia) e che affermava che le intercettazioni si mangiano un terzo delle spese della giustizia (nel 2007 erano 224 milioni di euro su 7 miliardi). Ecco, uno così dice all'ANM di non giocare coi numeri.

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