sabato 5 settembre 2009

Lo schiavo non è tanto quello che ha la catena al piede...

Ovvero tutto quello che inconsciamente ho sempre pensato ma - non so perché - non ho mai tradotto in parole...



(Silvano Agosti)

4 commenti:

matteo ha detto...

E' un discorso complesso, ma che mi trova in disaccordo.

Lui vede il lavoro come esterno alla persona. Io non credo sia così.
Ho passato vent'anni a lottare per fare il lavoro che IO voglio fare. E ci sono vicino.
Questa è la mia vita, e io la costruisco col mio lavoro, che è parte di me, non qualcosa che mi è imposto da altri.
Il lavoro mi qualifica, il lavoro è una parte del mio essere. Ed è qualcosa senza la quale non potrei vivere, in termini materiali ed in termini spirituali.

Andrea Sacchini ha detto...

Beh, come hai detto giustamente tu, Matteo, si tratta di un discorso complesso e che presenta molteplici sfaccettature. Innanzitutto c'è da considerare le peculiarità di chi ha pronunciato quei pensieri; se guardi la sua biografia, infatti, vedrai che Silvano è uno che a 17 anni se n'è andato di casa e ha girato tutto il mondo senza mai stare fermo nello stesso posto. Quindi, dal suo punto di vista, la "visione" del lavoro che lui ha mi pare perfettamente comprensibile.

Poi, ovvio, ci sono quelli - a mio avviso comunque una sparuta minoranza - che si sentono realizzati, gratificati dal lavoro che fanno; quelli che, come mi pare di aver capito è il tuo caso, hanno sudato per costruirlo e che quindi svolgono con passione. Non penso il regista si riferisse a questi.

E comunque, il suo mi è sembrato più un discorso di tipo generale, di lavoro inteso come meccanismo sociale che, sia che tu lo svolga con passione o insofferenza, devi comunque svolgere obbligatoriamente se vuoi rispettare i normali canoni su cui si basa la nostra società (e se non vuoi fare la fame, detto per inciso ^_^).

matteo ha detto...

Beh, però mi sembra strano questo discorso fatto da una persona che nella vita ha realizzato il suo sogno, e credo pure che da questo sogno ci tiri fuori abbastanza sostentamento.

Certo, il discorso generale trova più senso.
Qualche tempo fa guardavo un documentario che parlava di una tribù indigena dell'amazzonia... uno stile di vita totalmente diverso dal nostro. E mi sono chiesto se viviamo meglio noi, o se vivono meglio loro. Con una vita regolata dal ciclo naturale, e non dai ritmi imposti dalla società.
Un posto dove mangi per sopravvivere, e non perchè te lo mette in testa la tv. Dove i vestiti sono l'essenziale, e non quello che vedi in vetrina.

Dove il lavoro è vivere. Forse è di quello che parlava Agosti...

Andrea Sacchini ha detto...

uno stile di vita totalmente diverso dal nostro. E mi sono chiesto se viviamo meglio noi, o se vivono meglio loro.

Me lo sono spesso chiesto anch'io. E non ho ancora trovato risposta.

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