martedì 15 settembre 2009

Boffo è passato, chi è il prossimo?

Ricordate il caso Boffo? Penso di sì. E' l'ex direttore di Avvenire che ha dato le dimissioni recentemente dopo che Vittorio Feltri, dalle colonne del Giornale, ha messo in piazza alcune sue vicende un po' scabrose del passato. Come mai Feltri è andato a rivangare, con un'enfasi secondo molti sproporzionata rispetto alla gravità, una storia vecchia di parecchi anni? Mah, non è chiaro. Qualche maligno ipotizza che Boffo abbia esagerato con le critiche a Berlusconi dalle colonne dell'Avvenire.

L'episodio è chiuso, ma se si va a vedere un po' nel recente passato, si scopre che l'ex direttore del quotidiano dei vescovi non è l'unico a essere stato tirato in ballo dalla congrega degli house organ filogovernativi. Ricordate le frasi pronunciate da Veronica Lario all'indomani della partecipazione del presidente del Consiglio alla festa di compleanno di tale Noemi? "Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene" (fonte). Frasi, queste, pronununciate in concomitanza con la richiesta di divorzio. E frasi, oltretutto, che hanno contribuito non poco ad amplificare l'innumerevole serie di casini in cui si sta dimenando Berlusconi nell'ultimo periodo.

A cosa sarebbe andata incontro la signora Lario dopo quello che aveva messo in moto era abbastanza intuibile, e la conferma è arrivata quasi subito dallo stesso Berlusconi. Pochi giorni dopo, inspiegabilmente, ecco il quotidiano Libero uscirsene con in prima pagina un articolo dal titolo "Veronica, velina ingrata", corredato da tre foto in cui si vede la signora Lario coi seni al vento in un'immagine di quando lei, da giovane, recitava in teatro. Il titolo era un chiaro riferimento al ciarpame politico denunciato dalla Lario (presunte veline candidate e affini). Come a dire: chi è lei per fare la morale, visti i suoi trascorsi?

E arriviamo a oggi, o meglio a ieri, giorno in cui sempre il Giornale se ne esce con un articolo piuttosto inquietante: "Il presidente Fini e la strategia del suicidio lento". Se avete seguito un po' le vicende politiche di questo ultimo periodo, avrete notato che Fini non ne può più del Pdl, non ci si trova, non ne condivide la politica (specie quella sull'immigrazione), la gestione, insomma il grande Popolo della Libertà in cui si è sciolta Alleanza Nazionale gli va decisamente stretto. E pure con Berlusconi le cose non vanno bene per niente, nonostante lui continui a minimizzare, tanto che da più parti in certi ambienti si comincia a ventilare l'ipotesi di una sua defezione dal partito. Una grana non da poco per Berlusconi. Ma perché l'articolo di Feltri è inquietante? Perché in un certo punto il neodirettore del Giornale scrive:

"Ricordi anche [Fini,ndr] che delegare i magistrati a far politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano su teoremi. Oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E’ sufficiente - per dire - ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme".

Penso che non sia necessario fare ulteriori considerazioni. Mettete in fila questi tre personaggi, Veronica, Boffo e Fini (solo per indicare quelli di cui maggiormente si è parlato): cos'hanno in comune? Semplice, hanno remato contro. Fini è avvisato.

3 commenti:

Romina ha detto...

Ciò che, a mio parere, è detestabile nel giornalismo (?) di Feltri è l'uso delle minacce e delle intimidazioni.

Un giornalista serio pubblica le notizie che giudica importanti, che ha verificato e che sono attendibili, ma non si mette a minacciare qualcuno per farlo rientrare nei ranghi.
In sintesi, è come se Feltri dicesse: "Attento Gianfranco! Io ho qualcosa di scottante su di te e sui tuoi uomini. Però, se d'ora in poi fai il bravo e ti sottometti al capo, allora non pubblico niente".

Ciò significa che se, ad esempio, Feltri ha qualche documento importante e scottante su un membro del Pdl, non lo pubblica purché costui resti fedele al capo. Gravissimo.

Minacce, ricatti e intimidazioni non sono giornalismo, e ciò indipendentemente da eventuali "colpe" di Boffo, Fini e altri.

Sappiamo poi quello che c'è dietro senza bisogno di spiegarci. ;)

Saluti

Andrea Sacchini ha detto...

>Ciò significa che se, ad esempio, Feltri ha qualche documento importante e scottante su un membro del Pdl, non lo pubblica purché costui resti fedele al capo. Gravissimo

Certo che è grave. A tal proposito devo dire che ho sentito molti affermare che Repubblica, in fondo, fa la stessa cosa da mesi: usa la storia delle veline e delle escort con lo stesso scopo. Ma nessuno ha notato la differenza. Può anche darsi infatti che Repubblica spinga su questo tasto anche per motivi politici, ma a differenza di quanto ha fatto Feltri con Boffo, e come sta facendo adesso con Fini, non va a ripescare appositamente storie vecchie di 9 o 10 anni, ma pubblica adesso quel che succede adesso, e man mano che succede. Mi pare che ci sia una bella differenza.

Per il resto, comunque, sì, ci siamo capiti. :)

Ciao.

Romina ha detto...

Andrea@
Tutto vero quello che dici a proposito della differenza fra "Repubblica" e il "Giornale". Infatti "Repubblica" non ha ricattato il premier: non gli ha certo detto "o fai così oppure ti roviniamo", non ha lanciato il sasso e poi nascosto la mano con fare insinuante e minaccioso, ma ha fatto un'inchiesta documentata portandola avanti fino in fondo e accettando lo scontro frontale, costi quel che costi.

Ciao!

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