giovedì 6 agosto 2009

Priorità di governo

Ieri la cronaca nazionale è stata prolifica di notizie, alcune anche piuttosto interessanti: il j'accuse della figlia del premier al padre - dichiarazioni che a me, come padre, avrebbero fatto vergognare, mentre lui è "amareggiato" -, che hanno avuto molta eco all'estero; le rivelazioni di Guzzanti, che se confermate e approfondite rischiano di scoperchiare definitivamente lo schifo e il marcio di certa politica; la Lega e la cretinata (l'ennesima, dopo il dietrofront sulle gabbie salariali) della proposta di affiancare i vessilli regionali al tricolore; Fioravanti, libero, che parte per le (meritate) vacanze.

Ma forse la notizia più interessante, non interessante in sé, ma per quello che significa e implica, è la condanna comminata all'Italia dalla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo: il risarcimento di 1.000 euro per danni morali a un detenuto per sovraffollamento del carcere in cui era rinchiuso. Scriveva ieri il Corriere:

Tra il novembre 2002 e l'aprile 2003, secondo quanto accertato dalla corte, Sulejmanovic ha condiviso una cella di 16,20 metri quadri con altre cinque persone disponendo, dunque, di una superficie di 2,7 metri quadri entro i quali ha trascorso oltre diciotto ore al giorno.
[...]
La corte, nella sua decisione, rileva come la superficie a disposizione del detenuto è stata molto inferiore agli standard stabiliti dal Comitato per la prevenzione della tortura che stabilisce in 7 metri quadri a persona lo spazio minimo sostenibile per una cella. La situazione per il detenuto è poi migliorata essendo stato trasferito in altre celle occupate da un minor numero di detenuti, fino alla sua scarcerazione nell'ottobre del 2003.

Ora, pensate, anche alla luce della situazione disastrosa per quanto riguarda il sovraffollamento delle carceri italiane, se ogni detenuto intentasse una causa simile: lo stato dovrebbe versare oltre 60 milioni di euro di risarcimenti. La situazione, infatti, è ben descritta sempre nello stesso articolo del Corriere:

Secondo i dati forniti dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, sono 63.587 i detenuti nelle carceri italiane. Il sovraffollamento resta insomma un problema aperto. I dati resi noti solo a metà giugno dal Dap segnalavano un totale di 63.416 detenuti. Le ultime rilevazioni, che il ministero della Giustizia ha pubblicato sul proprio sito, indicano quindi un ulteriore aumento di oltre 170 reclusi. Numeri di questa entità non si sono mai registrati dal dopoguerra a oggi. Non solo. La metà dei detenuti nelle carceri italiane è in attesa di giudizio. Le cifre comunicate dal ministero indicano infatti che su un totale di 63.587 reclusi, 30.436 sono in carcere in qualità di imputati, e quindi in via cautelare in attesa del processo, e altri 31.192 sono invece già stati condannati.

Ora, a mio modesto parere, un governo che voglia almeno dare l'impressione di essere in possesso di un minimo di credibilità (cosa ormai difficile, mi rendo conto), dovrebbe fare qualcosa, qualcosa di concreto, possibilmente nell'immediato. Il buon Alfano, qualche tempo fa, aveva preannunciato un piano per la costruzione di nuove carceri, è vero, ma per ora non risultano attivati cantieri per questo scopo: evidentemente in questo momento ci sono altre questioni più urgenti. E la conferma di ciò potete vederla nella schermata qui sotto, che mostra l'home page del Corriere della Sera catturata ieri pomeriggio verso le 17.


Ecco, diciamo che una volta risolte le urgenze come lo spinoso caso della non cessione di Pirlo, e una volta che il Tricolore sarà finalmente affiancato dai vessilli regionali proposti dalla lega (non mi capacito di come abbiamo fatto finora senza), si potrà quindi passare tranquillamente alla cose meno importanti, tipo ad esempio il già citato sovraffollamento delle carceri, gli operai in protesta ormai da giorni su un carroponte a Milano, lo scandalo annoso delle auto blu nel nostro paese (dov'è Brunetta?), un debito pubblico spaventoso e ormai senza freni. Non c'è fretta: prima le cose importanti, tipo le ronde ad esempio, poi, con calma, si parlerà magari anche di crisi economica, aziende che chiudono e imprenditori che si suicidano, disoccupazione, rapporti tra stato e mafia.

Una cosa alla volta.

4 commenti:

Romina ha detto...

Come sarà mai fatta la bandiera emiliana? Io non l'ho mai vista. Non sarà che non l'ho mai vista in quanto non esiste? Non sarà che, per far piacere alla Lega, dovremo inventarcela? Del resto, i leghisti hanno inventato il Dio Eridanio, le bufale celtiche, il matrimonio coi druidi e altre cavolate. Fra un po', ci racconteranno che Milano fu fondata da un druido di passaggio in Lombardia e riscriveranno la storia. Con l'aggravante che buona parte degli italiani berrà tutto.
Lo so, sono pessimista, ma se mi guardo intorno...

A parte le battute (mi verrebbe l'impulso di scrivere ben altro, ma mi trattengo), a mio parere siamo di fronte a un chiaro tentativo di spingere sulla secessione o su un' autonomia che si avvicina alla secessione. Tutte le sparate della Lega, che si sono susseguite nel tempo, hanno avuto lo scopo di provare a vedere fino a che punto ci si poteva spingere per intaccare l'unità nazionale.

Chiaramente sono tanti i responsabili di ciò che sta accadendo, a partire dalle massime cariche dello Stato fino ad arrivare ai presunti intellettuali e opinionisti dei vari media, tutta gente che ha speso fiumi di parole sul fenomeno della Lega, salvo evitare di dire la verità su di esso, lasciando così prosperare ciò che doveva essere fermato fin dall'inizio. Adesso è troppo tardi.

Romina ha detto...

Copio/incollo da Wikipedia per comodità:

Dalla fine degli anni '80 si è verificato, come in altre regioni del Nord Italia, un tentativo di affermare l'identità culturale emiliana, soprattutto ad opera di alcuni movimenti indipendentisti come Nazione Emilia e Lega Nord, anche attraverso il recupero di simboli tipici soprattutto dell'epoca dei comuni. Per l'Emilia sono state proposte alcune bandiere che combinano tra loro i simboli tradizionali delle principali città Emiliane[1][2].

Il disegno che si è diffuso maggiormente, fino ad essere adottato dalla Lega Nord Emilia, principale movimento autonomista regionale, è costituito da una bandiera inquartata, con due croci rosse in campo bianco (argento) e due croci blu in campo giallo (oro)


Come volevasi dimostrare. S'inventano qualsiasi cosa.

Romina ha detto...

Specifico che, nei miei commenti, mi riferivo alla sola Emilia senza la Romagna, visto che la Lega, anni fa, pensò bene di ventilare l'idea di una separazione dalla Romagna (e non è detto che, nel delirio generale che ormai si è impadronito dell'Italia, non venga riproposta quest'idea).

Andrea Sacchini ha detto...

Mi pare che la risposta migliore alla strampalata iniziativa leghista, l'abbia data questa mattina Michele Serra su Repubblica. Per il resto condivido in toto le tue osservazioni.

Esiste una bandiera marchigiana? Qualcuno di voi conosce il vessillo della Calabria? E come sarà l'inno regionale del Lazio? E l'inno del Trentino? Avete mai sventolato il drappo della Liguria? Da qualche parte esisteranno già.

Magari a cura di qualche eccentrico di paese, o di qualche maestro di banda. Ma se anche non esistessero, la bandiera e l'inno di tutte e venti le Regioni italiane, non ha importanza. Li si inventa. La storia italiana recente lo ha dimostrato in modo lampante: la tradizione è una contraffazione di successo.
(continua)

Ritrovamenti

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