martedì 4 agosto 2009

La Chiesa e la pillola

In questi giorni la Chiesa, attraverso una massiccia quantità di esternazioni affidate a suoi autorevoli portavoce, si è lanciata in una sorta di crociata antiabortista che mi pare abbia ben pochi precedenti per intensità e protervia. Motivo scatenante di tutto ciò è il recente ok da parte dell'Agenzia italiana del farmaco alla commercializzazione anche in Italia (in quasi tutti gli altri paesi europei è già in commercio da tempo con modalità addirittura meno restrittive) della pillola abortiva, la ormai famosa Ru 486.

Ricorre sempre, in queste situazioni, l'annoso dilemma (mio) di quali siano i paletti entro cui la Chiesa legittimamente - siamo ancora in un paese democratico - esprime le sue opinioni in merito, e quando invece li travalica, come a mio avviso fa quando minaccia la scomunica a chi la usa e quando obbliga invita i medici all'obiezione di coscienza. Ma di questo ho già parlato più volte in passato e non sto a tornarci sopra.

La cosa che più irrita, è che tra tutti quelli che straparlano in merito a questa vicenda non ne ho ancora sentito uno esprimere un'opinione immedesimandosi nella parte di chi questa pillola ha intenzione di utilizzarla: la donna. Questo dà un po' l'impressione che chi si straccia le vesti di fronte all'introduzione della Ru 486, dia per scontato che per la donna sia una specie di passeggiata, che la prenda insomma con la stessa leggerezza con cui prende un'aspirina. L'aborto, invece, è notoriamente una decisione che nella maggioranza dei casi è frutto di una lunga meditazione, di lacerazioni e conflitti interiori, superati i quali giunge la decisione. Decisione, quindi, che oltre a non essere quasi mai presa con leggerezza o superficialità, è soprattutto massima espressione della libertà della donna.

A margine, poi, va tenuto presente che l'aborto (è bene ricordarlo perché gli strilli di Bagnasco & c. potrebbero farlo facilmente dimenticare), a certe condizioni è perfettamente legale e previsto dalla legge. La donna che abortisce, quindi, esercita tra le altre cose un suo diritto. E invece eccoli lì, tutti (e tutti maschi), pontificare, parlare, ammonire, lanciare anatemi, senza nessuno che abbia il coraggio di fare notare la differenza, oltretutto, tra abortire chirurgicamente in sala operatoria, con tutto quello che comporta, invece che attraverso la semplice assunzione di una pillola.

Cosa ci sia di cristiano in tutto ciò, forse un giorno qualcuno ce lo spiegherà.

12 commenti:

Romina ha detto...

Il problema gravissimo, oltre al resto, è l'atteggiamento dei politici. Che la Chiesa sbraiti, si sa; ma che esistano politici pronti a genuflettersi e a fare del Parlamento la dependance del Vaticano è una cosa inaudita.
Anomalia tutta italiana, se si pensa che persino nel Pd, che dovrebbe essere un partito laico e moderno, c'è la Binetti.

Nelle democrazie civili, anche il centrodestra è laico. Qui in Italia, invece, è in buona parte formato da reazionari-fascistoidi che usano la religione come strumento di conservazione, utile a mantenere i cittadini vittime di credenze superstiziose. Ciò è il modo migliore per non farli progredire sotto il profilo culturale e quindi anche sociale, ossia è il modo migliore per garantire l'immobilismo a tutti i livelli e i privilegi di pochi. Non c'è niente di meglio che sfruttare l'ignoranza delle masse (ignoranza intesa in senso etimologico)per garantire lo status quo.
Ho un po' semplificato per non allungare troppo, ma credo che il senso sia chiaro.

Le crociate in difesa della "vita", cioè dell'embrione, sono tutte fatte da uomini, che ancora troppo spesso aspirano a sottomettere le donne, cioè a controllarle, a trovare modi per non farle emancipare, a mantenerle in uno stato di debolezza. E agitare la superstizione della sacralità dell'embrione è un ottimo modo per non fare alzare la testa all'altra metà del cielo, per considerarla ancora una "cosa", un contenitore per i figli del maschio dominatore.
Ovvio che non tutti gli uomini siano così, lo so bene. Qui mi riferisco solo a una certa tipologia di uomini, che purtroppo ancora esiste e resiste.

Da notare, per inciso, che questi soloni reazionari e maschilisti non si stracciano le vesti per tutti i bambini ammazzati dalle bombe americane in Iraq e in altri luoghi. Anzi, costoro sono i più fanatici sostenitori di un certo tipo di politica. Già questo dovrebbe far comprendere quanto sia ipocritamente strumentale il loro uso dei cosiddetti valori religiosi e la difesa della "vita".

Mi scuso per il papiro, ma ogni tanto mi scappa.
Saluti :)

Andrea Sacchini ha detto...

Mi scuso per il papiro, ma ogni tanto mi scappa.

Il tuo "papiro", col quale concordo, non è un problema. L'assurda deferenza dei politici (o almeno di gran parte di essi) verso la Chiesa è nota, così come sono noti i guasti che questa situazione ha provocato e che continua a provocare.

Penso alla vicenda Englaro, a Welby, alle staminali. In mezzo a questi ricordo un particolare episodio, apparentemente marginale, ma che la dice lunga sul livello di sudditanza della politica alla Chiesa. Mi riferisco a quando Tremonti - eravamo a dicembre dell'anno scorso - ha ripristinato dalla sera alla mattina, senza battere ciglio, i fondi alle scuole paritarie dopo un minimo accenno di incavolatura da parte del Vaticano.

Mi pare non ci sia bisogno di aggiungere altro.

p.s.
bellissimo il micio che hai messo nel tuo profilo. ;)

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Procolo72 (youtube) ha detto...

Mi permetto di domandarle sig.Sacchini, alcune cose che potrebbero far "cascar l'asino". Tutto perchè vedo sistematicamente ribaltate a proprio piacimento le questioni sull'obiezione di coscienza usando l'anticlericalismo come pretesto (è lo sport più in voga, no?). Andando al nocciolo, le chiedo: chi ha formulato il proposito «Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo»? Risposta: Ippocrate nel suo giuramento. Un non cristiano, un laico dell’antica Grecia, padre dei principi deontologici che hanno animato la medicina per più di 2000 anni fino a... ieri.
Inoltre, dove viene affermato che si deve «operare in piena autonomia e coscienza professionale, conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i DIRITTI DEL MALATO e il RISPETTO DELLA VITA»? Risposta: nel Codice deontologico del Farmacista in vigore (Art. 3 "Libertà, indipendenza e dignità della professione"). Mi indichi dunque chi è il "malato" in questione nel caso di una donna con in mano la prescrizione di un prodotto abortivo. Per di più il farmacista obiettore non fa altro che applicare la norma, a “rispetto della vita”. Inoltre: una disciplina medica che anzichè curare provvede a eliminare, merita ancora di essere chiamata "medicina"? E un farmaco che elimina un figlio è propriamente un "farmaco"? L'obiettore non è un ‘sovversivo', né le azioni che pone in essere vanno contro l'ordine costituito. Proprio di questo avete paura: che qualcuno obiettando dimostri pubblicamente di fare il proprio dovere e che a costituire un'anomalia nell'arte medica siano proprio gli operatori e le leggi abortiste. Abbasso dunque i falsi pretesti e la subdola menzogna!

Andrea Sacchini ha detto...

Beh, mi pare che una mia risposta sia oltremodo inutile, visto che ha già fatto tutto da solo: premessa, elaborazione e conclusione. Vedrò comunque di accennare qualcosa.


Tutto perchè vedo sistematicamente ribaltate a proprio piacimento le questioni sull'obiezione di coscienza usando l'anticlericalismo come pretesto (è lo sport più in voga, no?)

Sbagliato. Non è uno sport. Almeno per me. E' semplicemente un non essere d'accordo. Vedete, voi "clericali" fate spessissimo un errore di fondo: confondete anticlericalismo e critiche. Per voi chiunque abbia qualcosa da dire che contrasta con ciò che dice la Chiesa è automaticamente un anticlericale. Alla luce di quanto le ho appena detto, si rilegga adesso il mio post in questa chiave, e mi dica se è anticlericale o semplicemente critico.


Andando al nocciolo, le chiedo: chi ha formulato il proposito «Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo»?

E' rimasto un po' indietro. Si riveda la versione aggiornata.


Inoltre, dove viene affermato che si deve «operare in piena autonomia e coscienza professionale, conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i DIRITTI DEL MALATO e il RISPETTO DELLA VITA»? Risposta: nel Codice deontologico del Farmacista in vigore (Art. 3 "Libertà, indipendenza e dignità della professione"). Mi indichi dunque chi è il "malato" in questione nel caso di una donna con in mano la prescrizione di un prodotto abortivo.

Innanzitutto l'articolo da lei citato non è il terzo, ma è il comma b) dell'art. 1. E comunque, a parte questo, il codice deontologico da lei menzionato consta di molti altri articoli. Strano che lei mi abbia riportato solo quello. Gliene cito alcuni:

Al farmacista è vietato porre in essere iniziative o comportamenti che limitino o impediscano il diritto di libera scelta della farmacia da parte dei cittadini. (art. 4, comma 1)

Il farmacista, in qualsiasi atto professionale e comunque nell'attività di controllo e di consiglio, agisce secondo scienza e coscienza e nel rispetto della legge. (art. 4, comma 2)

Egli deve sempre ricordare che la sua professione è costantemente finalizzata alla tutela dello stato di salute e alla conservazione del benessere fisico e psichico della persona, nel rispetto dei diritti fondamentali della stessa. (art. 4, comma 3)

A me risulta che il nostro sia uno stato di diritto, uno stato cioè in cui le leggi devono essere rispettate da tutti (compresi i farmacisti). La pillola abortiva è legge nel nostro paese, con tanto di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Punto.


L'obiettore non è un ‘sovversivo', né le azioni che pone in essere vanno contro l'ordine costituito.

Io non do giudizi, né ho mai detto che un obiettore sia un sovversivo. Per me ognuno è libero di pensarla come vuole e fare quello che crede. Io so solo che se mi reco in farmacia per acquistare un farmaco perfettamente legale e regolarmente prescrittomi da un medico, se il farmacista si rifiuta di darmelo viene meno (a) al suo dovere stabilito dalla legge e (b), cosa più importante, nega un mio diritto altrettanto espressamente sancito dalla legge. il resto sono chiacchiere.


Proprio di questo avete paura: che qualcuno obiettando dimostri pubblicamente di fare il proprio dovere

Il proprio dovere non si fa disobbedendo alla legge, ma seguendola scrupolosamente alla lettera. Riguardo alla questione della paura, mi riservo di soprassedere. Se non altro perché la cosa mi suscita ilarità.


Abbasso dunque i falsi pretesti e la subdola menzogna!

Perfettamente d'accordo.

Procolo72 ha detto...

Certo, lo so bene ed è chiaro che tagliando il giuramento di Ippocrate in alcune parti (quelle scomode), si cambiano i connotati della deontologia medica e si rivoluzionano pure le discipline sanitarie annesse. Prima alcune pratiche erano estranee alla medicina, oggi grazie a questo no. E' dunque ipocrita dire che ai neolaureati in medicina viene fatto pronunciare il giuramento di Ippocrate (tant'è mi sembra che non venga più fatto), quando Ippocrate stesso viene tradito nei suoi propositi. NO?
Qui il paradosso anche per un laico intellettualmente onesto: ai medici è consentito appellarsi con una clausola alla propria coscienza nel praticare/prescrivere aborti, al farmacista invece, che decide di impostare "ippocraticamente" la sua deontologia non è concesso rifiutare la presenza/somministrazione di PRODOTTI MORTIFERI (NB: non "farmaci"). Insomma, deve eseguire, punto e basta. Come una macchinetta.
Ma durante la rivoluzione francese, era concesso agli arrotini rifiutare il proprio servizio per affilare le lame di Stato? Eppure anche costoro rientravano negli ingranaggi del buon funzionamento della pratica...

Andrea Sacchini ha detto...

Prima alcune pratiche erano estranee alla medicina, oggi grazie a questo no.

Sì. Sa com'è, in 2000 e passa anni da quando è vissuto Ippocrate qualcosina è cambiato. Ai suoi tempi era credenza diffusa, se non ricordo male, che la salute e/o la malattia fossero determinate dall'intervento divino. Ippocrate ha avuto il merito di essere stato il primo a smentire tutto questo. Ai tempi di Ippocrate, ma anche dopo, sempre se non ricordo male si curava l'ulcera mangiando le lumache vive, poi qualcosina nel corso del tempo è cambiato. Sa com'è, il mondo va avanti...


Ma durante la rivoluzione francese, era concesso agli arrotini rifiutare il proprio servizio per affilare le lame di Stato?

Curioso tirare in ballo la rivoluzione francese in questa vicenda. Specialmente se si considera che fino a 100 anni prima del suo scoppio, la stessa chiesa che oggi si preoccupa della pillola abortiva si rendeva responsabile di uno dei più grandi genocidi della storia con la caccia alle streghe e l'Inquisizione. Chissà se lì i medici si preoccupavano del principio di Ippocrate.

In ogni caso, queste sono divagazioni che non c'entrano niente con quello di cui stiamo discutendo. Il discorso è che il farmacista ha l'obbligo per legge di darmi un farmaco regolarmente prescritto da un medico e allo stato attuale perfettamente legale nel nostro paese. Il resto sonop chiacchiere.

Procolo72 ha detto...

"se non ricordo male, che la salute e/o la malattia fossero determinate dall'intervento divino. Ippocrate ha avuto il merito di essere stato il primo a smentire tutto questo".

Certo, l'intuizione di Ippocrate è stata confermata successivamente da Dio in persona: Cristo stesso ha infatti smentito l'attinenza dei mali fisici ai peccati personali (episodio del cieco nato in Gv 9,1-3).
Ma questo ben poco c'entra col nostro discorso.

Dribblare l'esempio dell'arrotino fa comodo: ai farmacisti obiettori viene spesso ribattuto che il loro è un ruolo marginale. Procurando un farmaco abortivo (o eutanasico, vedi esempio olandese "kit per l'eutanasia") secondo alcuni non si coopererebbe più di tanto al male (falso). Per questo mi rifaccio al paragone con l'arrotino: se lo Stato poteva eseguire sentenze capitali, era grazie a questa all'opera prestata da questa corporazione. Era giusto concedere all'arrotino di potersi rifiutare?

Andrea Sacchini ha detto...

Dribblare l'esempio dell'arrotino fa comodo

Certo, anche dribblare il fatto che il farmacista quando si rifiuta di darmi quello che gli chiedo calpesta un mio diritto sancito dalla legge del paese in cui vivo fa comodo.

Procolo72 ha detto...

Senza peli sulla lingua, senza dribblare o arrampicarmi sugli specchi, le dico: un farmacista che non consegna un prodotto mortifero, non intende cooperare materialmente ad azioni occisive. E rientra nell'art.di legge 194 che riguarda l'obiez.da parte di tutti gli OPERATORI SANITARI che possono essere coinvolti in queste pratiche. Lei piuttosto non risponde ancora: E' GIUSTO che 3 secoli fa lo Stato francese concedesse all'arrotino lo stesso diritto di astenersi di fronte alla richiesta di lavorazione della lama del boia? E se vogliamo essere più attuali e popolari: SAREBBE GIUSTO estendere pure lo stesso diritto al produttore di fiale di potassio e barbiturici da impiegare nell'iniezione capitale per le condanne a morte negli USA?
STAVOLTA PERO' RISPONDA LEI.

Io la mia risposta l'ho già. Comporterebbe però parecchi disagi pratici, perchè non farebbe altro che rimpallare senza sbocchi, la pruriginosa pratica da Erode a Pilato.

Andrea Sacchini ha detto...

STAVOLTA PERO' RISPONDA LEI.

Nell'ambito di quella che comunemente viene indicata come "netiquette" di internet, cosa che evidentemente lei non conosce, scrivere in maiuscolo in un blog o in un forum equivale a urlare. Aggiungo, visto che non è contento, che non mi frega assolutamente niente delle abitudini di tre secoli fa dello stato francese. Siamo nel 2009, terzo millennio, e siamo in un paese che si è dato democraticamente delle leggi che, anche se a lei non piacciono, siamo tenuti a rispettare. Il farmacista non le rispetta? Per me non c'è nessun problema. In Italia ci sono più di 15.000 farmacie.

Quindi, a lei, anche in considerazione del tono che usa, io non devo nessuno risposta in più di quelle che le ho dato. Per me la discussione è chiusa qui. Se vuole continuare si accomodi pure.

Procolo72 ha detto...

1-E' cambiata la sintassi? Scrivendo in maiuscolo si intende sempre evidenziare qualcosa (domande a cui lei finora ha sistematicamente evitato di rispondere). Altrimenti per urlare si è sempre usato uno o più punti esclamativi.
2-Gli operatori sanitari (medici, infermieri, farmacisti, ostetriche) rientrano dentro le clausole di coscienza della legge 194 e della legge 40, secondo le quali possono esimersi dal praticare atti che contrastano con la propria coscienza.

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