martedì 11 agosto 2009

Il lato grottesco dei regimi dittatoriali

Se avete sfogliato oggi un qualsiasi giornale, o consultato un qualsiasi sito di informazione, avrete letto della notizia della condanna a 18 mesi, da scontare ai domiciliari, di San Suu Kyi, la combattiva leader dell'opposizione democratica in Birmania.

La condanna, ovviamente pretestuosa (non potrà così correre alle presidenziali del prossimo anno), le è stata inflitta per aver ospitato a casa sua per due giorni un attivista pacifista americano, tale John Yettaw, ovviamente in galera anche lui e con una pena ben più pesante (7 anni di lavori forzati), soprattutto considerando la sua età e le condizioni di salute.

Le motivazioni del suo arresto, però, sono ciò che desta più scalpore (e amara ilarità).

sette anni di lavori forzati, tre per violazione delle leggi sulla sicurezza, altrettanti per immigrazione illegale nel Paese asiatico e uno per violazione delle norme municipali sull'attività natatoria. Fu infatti a nuoto che lo scorso maggio l'americano raggiunse la casa in cui Suu Kyi era confinata, una modesta villetta in riva a un lago artificiale, alla periferia di Rangoon.

Ora, io non so se nel codice penale della Birmania esista veramente il reato di "violazione delle norme municipali sull'attività natatoria", né so se la relativa pena sia un anno di galera.

Quello che so è che spesso le dittature, nel perseguire i loro obiettivi, sanno rendersi grottesche probabilmente senza neppure accorgersene.

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