sabato 28 febbraio 2009

Le promesse di Obama

Il timore che alle roboanti e rivoluzionarie promesse elettorali di Obama non sarebbero seguiti poi i fatti, era abbastanza sentito, e per certi versi giustificato. E' noto infatti - e noi purtroppo lo sappiamo bene - che spesso e volentieri in politica i proclami sono una cosa e i fatti un'altra.

Certo, non siamo ancora ai fatti conclamati, né si può prevedere adesso se la "cura" di Obama porterà i risultati sperati, ma se è vero che chi ben comincia è a metà dell'opera, come recita un noto detto, beh, mi pare che l'opera di Obama sia perfettamente incanalata nel solco di quanto promesso. Almeno finora.

La prima promessa mantenuta è stata quella di chiudere Guantanamo entro l'anno (sono già iniziati i preparativi), ma è in modo particolare in questi ultimi giorni che le chiacchiere hanno lasciato il posto ai fatti, specialmente in merito alle ultime decisioni prese in materia di politica economica. Per cercare di far fronte a un disavanzo che negli Stati Uniti ha raggiunto la stratosferica cifra di 1750 miliardi di dollari, Obama ha infatti imboccato quella che lui ritiene essere l'unica via per cercare di rimettere un po' in carreggiata l'economia, e cioè togliere ai ricchi per dare ai poveri.

Tra le varie misure allo studio, infatti, ci sarebbe proprio un innalzamento importante della pressione fiscale a carico dei ricchi in modo da reperire risorse per garantire l'assistenza sanitaria anche a chi non se la può più permettere a causa della crisi economica. Scrive il Corriere:

Più in particolare per finanziare la nuova manovra che riguarda la sanità (la spesa prevista è di 634 miliardi di dollari) il presidente ha proposto il primo aumento delle tasse da 16 anni per le famiglie ad alto reddito (quanti guadagnano più di un quarto di milione di dollari all'anno) e una drastica revisione dei pagamenti alle assicurazioni private collegate a Medicare, la mutua per gli anziani.
[...]
Il piano di bilancio prevede di risparmiare svariati miliardi di dollari non rinnovando gli sgravi fiscali concessi all'amministrazione Bush ai già ricchi. Saranno interessati da questo provvedimento tutti gli americani che guadagnano oltre 250.000 dollari o 250.000 per le coppie sposate. Per i contribuenti oltre questa soglia, l'incidenza fiscale passerà rispettivamente dal 33% e dal 35% al 36% e al 39,6%.

Esattamente il contrario di quanto fatto da Bush, che aveva invece applicato sgravi fiscali ai più ricchi nella speranza (che si è rivelata essere una pia illusione) di rilanciare i consumi.

Se Obama ci avrà visto giusto, questa manovra - insieme ad altre, tipo sanzioni per le aziende che inquinano, tagli alle spese militari, ecc... - consentirà di dimezzare il deficit da qui al 2013, scadenza del suo primo mandato presidenziale. Ma questo avremo tutto il tempo di verificarlo.

Restando in tema di promesse mantenute, non si può non segnalare quella che è la notizia del giorno, e cioè l'annuncio del ritiro completo delle truppe americane dall'Iraq entro agosto 2010. Una mossa che mette fine a quello che è probabilmente stato uno dei più gravi errori militari dell'America. Un errore che ne ha compromesso, forse in maniera irrimediabile, l'immagine e l'autorevolezza. Una guerra nata da una bufala che è costata agli Stati Uniti un'enormità, sia in termini di vite umane (4.250 militari americani morti a tutt'oggi) che in termini economici.

Insomma, mentre noi facciamo notizia nel mondo grazie a un presidente che spara battute idiote e che si fa leggi su misura per evitare processi, da altre parti c'è invece chi ha deciso che il tempo delle chiacchiere è finito. Adesso contano i fatti.

1 commento:

  1. mi pare che le famose promesse comincino a fare acqua

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