martedì 24 febbraio 2009

La legge sul testamento biologico che è contro il testamento biologico

Non è un gioco di parole, ma è purtroppo quello che stanno preparando (lo fanno ovviamente sempre per noi) quelli che dovrebbero rappresentarci in Parlamento: una legge sul testamento biologico che in realtà è contro il testamento biologico. Ed è quello che hanno cercato di fare capire le personalità del mondo della cultura e delle istituzioni, ma anche i semplici cittadini, intervenuti domenica scorsa a piazza Farnese a Roma.

Per testamento biologico, questo ormai è acclarato, si intende, in maniera molto sintetica, la facoltà di ogni persona in condizioni di lucidità mentale di decidere cosa fare nell'eventualità che tali condizioni dovessero venire a mancare. In pratica è la facoltà di decidere prima se avvalersi o meno di terapie che allungano artificialmente la vita.

La bozza di legge in discussione in questi giorni, così com'è rappresenta a mio avviso un abominio, una pazzia scientifica, perché da un lato concede la possibilità di rifiutare le terapie, dall'altro obbliga, indipendentemente dalla volontà espressa dal testatore, a ricevere l'idratazione e la nutrizione. Ed è su questo punto che si stanno concentrando le polemiche. L'articolo incriminato, che è un po' la pietra dello scandalo di tutta la legge (testo integrale qui), è il sesto comma dell'art. 5, che recita: (il neretto è mio)

Alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento.

Ognuno può trarre le sue conclusioni, ma è indubbio che una legge di questo genere va nell'unica direzione di cancellare ogni rilevanza della volontà della persona. A cosa serve quindi il testamento biologico? Anzi, dov'è qui il testamento biologico? Semplice, non c'è. Ci sono solo uno stato e una maggioranza politica che decidono al posto dell'individuo. E tutto questo in ossequio alla (per me) assurda convinzione che la vita non appartenga a chi ogni giorno ne porta la croce e il peso ma a un'entità terza, che di volta in volta, a seconda della provenienza, viene identificata con la collettività, con Dio, con tutto quello che volete tranne che con la persona stessa.

Non è democrazia questa. In nessun paese democratico può esistere uno stato che agisce contro la mia volontà, specie quando questa volontà ha a che fare con la mia persona. Io non so se l'idratazione e la nutrizione possono essere considerati o meno trattamenti terapeutici (altro punto controverso), ma so che la facoltà di rinunciare a questi - comunque li si voglia inquadrare - è un mio diritto inalienabile, sancito oltretutto dalla Costituzione stessa. E nessuno me lo può togliere.

Non so quale sarà l'epilogo del controverso cammino di questo obbrobrio giuridico. Se la legge, comunque, dovesse passare così com'è, sarebbe la prova definitiva che lo stato di diritto è morto.

[...] La proposta della maggioranza si allontana proprio da questo cammino costituzionale. Nega la libertà di decisione della persona, riporta il suo corpo sotto il potere del medico, fa divenire lo Stato l'arbitro delle modalità del vivere e del morire. Le "direttive anticipate di trattamento", di cui si parla nel titolo, non sono affatto direttive, ma indicazioni che il medico può tranquillamente ignorare, con un grottesco contrasto tra la minuziosità burocratica della procedura per la manifestazione della volontà dell'interessato e la mancanza di forza vincolante di questa dichiarazione, degradata a "orientamento". La libertà della persona viene ulteriormente limitata dalle norme che indicano trattamenti ai quali non si può rinunciare e, più in generale, da norme che vietano al medico di eseguire la volontà del paziente, anche quando questi sia del tutto cosciente. [...]
(Stefano Rodotà - La Repubblica, 15/02/2009)

4 commenti:

Anonimo ha detto...

chi sei tu per poter criticare Berlusconi? lui è stato democraticamente votare. Io non mi permetterei mai, per educazione, di criticare l'operato di chi lavora dalla mattina alla sera, sacrificando la propria vita per tutti noi.
analizziamo i fatti: debito pubblico quasi azzerato, delinquenza al 10% in meno rispetto a quando morivano 4000 persone ogni anno sotto prodi.
economia in ripresa, tutela della costituzione come mai era accaduto prima, grande rispetto all'estero da parte quasi unanime.
INsomma malgrado tutto ciò lo critichi pure?

Andrea Sacchini ha detto...

Lo lascio così: è bellissimo! :-D

Romina ha detto...

A questo punto potrebbero evitare di fare una legge su un testamento che in realtà non è più tale, in quanto non libero. In genere, mi risulta che i testamenti vengano fatti proprio per raccogliere le volontà degli individui, ma tant'è.

Considero tutto ciò un autentico scandalo, che poi può diventare un primo passo verso la soppressione di altre libertà fondamentali.

In uno Stato laico e democratico la tutela della volontà dei singoli individui è sacrosanta. Invece tale libertà viene affossata da una componente del Parlamento che pretende di presentarsi come "liberale", e invece è esattamente il contrario. Verrebbe da ridere se non fosse che ci troviamo di fronte a una pericolosa involuzione del vivere civile.

Saluti.

P.S. Mitico il primo commento! :P

Andrea Sacchini ha detto...

> A questo punto potrebbero evitare di fare una legge su un testamento che in realtà non è più tale

Esatto, ed è proprio quello che diceva Umberto Veronesi qualche giorno fa: "Meglio nessuna legge che una cattiva legge".

Probabilmente si tratta di paranoie mie, ma mi pare che questa legge sia l'ennesimo tassello che va ad aggiungersi a uno strano e inquietante mosaico.

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