lunedì 17 novembre 2008

Siparietto sulla vigilanza Rai

Non penso che siano molti gli italiani a cui frega qualcosa di chi presiede la commissione di vigilanza della Rai. A me per primo, visto che la tv, tranne poche eccezioni, in casa mia ha giusto la funzione di soprammobile. Nonostante questo, da tempo - probabilmente qualcuno se ne sarà accorto - la questione continua a tenere banco sui quotidiani.

Il motivo è molto semplice e come al solito c'entra la politica. In pratica, prima che la vicenda si sbloccasse e fosse eletto Riccardo Villari, sono passati ben 5 mesi. Periodo in cui, tra ostruzionismi da una parte e dall'altra, ripetute mancanze del numero legale e sceneggiate varie, il posto è stato vacante. Poi è stato eletto questo Villari, che è un senatore del Pd eletto però coi voti del Pdl. E sapete perché? Perché chiunque andava bene purché non venisse eletto Leoluca Orlando, dell'Italia dei Valori (ovviamente sgradito alla maggioranza del Pdl). Da qui le ripetute sfuriate ("E' un omicidio politico!") di Antonio Di Pietro.

Non c'è niente di cui stupirsi di tutto questo; si tratta della prova provata che alla base di tutto c'è la politica. Non esiste campo in cui qualsiasi decisione amministrativa e/o di responsabilità prescinda dalla politica. E' come una piovra che ha i suoi tentacoli dappertutto. Non importa cosa una persona sa o non sa fare e quali sono le sue competenza, l'importante è che sia politicamente asservita al potere di turno. La prova? Fatevi un giretto a vedere la scheda di questo Villari, guardate che mestiere fa e pensate la competenza in materia televisiva di uno così. Forse, come dice .mau. nel suo blog, sa qualcosa perché magari ogni tanto la accende.

A proposito di "sapere qualcosa", vale la pena linkare un videoclip, passato anche da Striscia e segnalato da Travaglio nel suo blog, che riprende un gustoso (si fa per dire, ovviamente) siparietto televisivo. I protagonisti sono tre politici nostrani che discutono appunto della questione della vigilanza Rai.

Divertitevi (prima) e piangete (dopo). E poi pensate sempre in che mani siamo.


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