Nelle truffe, non possiamo negarlo. Avrete probabilmente letto della vicenda, che si trascina ormai da tempo, dei semafori truccati. Un'inchiesta che è partita quasi in sordina da Milano e si è poi estesa a macchia d'olio in moltissime altre città d'Italia.
Il sistema truffaldino era semplice e al tempo stesso ingegnoso: si accorciava il tempo del giallo e i rilevatori fotografici facevano il resto. A guadagnarci erano ovviamente tutti: comuni e aziende installatrici dei sistemi in primis (queste a percentuale).
Ma non è tanto la truffa in sé che fa girare le scatole (anche quella, certo, ma alle truffe di qualsiasi genere più o meno siamo abituati), quanto il fatto che questo sistema illecito venisse perpetrato in nome della sicurezza. Il sistema di rilevamento di quelli che passavano col rosso, se utilizzato in modo corretto, doveva infatti servire come deterrente per i furbetti.
Mentre invece i furbetti erano gli altri, quelli cioè che su questo meccanismo lucravano illecitamente. Pensate se la stessa intraprendenza e "ingegnosità" fossero usate per scopi più nobili.
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