mercoledì 21 maggio 2008

Quanto è pericoloso il p2p?

Sulla vicenda accaduta allo sfortunato operaio 22enne di Torino si è parlato e si continua a parlare con una certa insistenza. In forum e newsgroup in rete, com'è naturale, ma anche nelle normali chiacchiere fuori dall'ambiente "virtuale". E capita spesso anche a me, ad esempio, di sentirmi chiedere da parte di conoscenti e amici - che sanno che mi interesso un po' di queste tematiche -, quali siano le ultime novità, se sia ancora reato scaricare film da BitTorrent o eMule, ecc...

L'approccio con cui ci si accosta a queste argomentazioni, ho notato, è però quasi sempre leggero, giocoso quasi. Atteggiamento probabilmente figlio della radicata convinzione che in rete si possa fare quello che si vuole, che tanto nessuno avrà niente da ridire o contestare. E che soprattutto, per usare un'espressione più terra terra ma che rende bene l'idea, che nessuno "mi beccherà mai". Episodi come quello di Torino - che tra l'altro non è il primo e non sarà certo l'ultimo - sono però indicatori abbastanza eloquenti che le cose non stanno forse esattamente così.

Ecco il motivo per cui mi ha fatto piacere leggere su Punto Informatico di ieri questo pregevole articolo di Gilberto Mondi. Perché appunto analizza il problema dal lato delle normative che regolano un po' l'amata/odiata tecnologia p2p, e propone soluzioni meno drastiche e più realistiche per cercare di contrastare l'odioso fenomeno della pedopornografia via p2p, senza mettere inutilmente alla gogna chi inconsapevolmente è caduto nell'infernale ingranaggio.

Penso che sia capitata a molti la poco simpatica esperienza di scoprire che il Biancaneve che si stava scaricando per i figli in realtà con Walt Disney aveva ben poco a che fare. Sono quelli che in gergo vengono chiamati fake, cioè files che vengono rinominati o modificati (anche a livello di tag) in modo da essere spacciati per altri. Nella maggioranza dei casi queste operazioni hanno prevalentemente una componente goliardica, scherzosa, oppure di opportunità. Condividere con eMule un file rinominato in un certo modo permette ad esempio di poter usufruire di un maggiore credito e scavalcare con più facilità le code per il download.

Scaricare files di questo tipo è quindi un imprevisto piuttosto comune, anche se esistono diversi modi per capire la qualità e l'attendibilità di ciò che si scarica. Un conto è però ritrovarsi un film di Woody Allen al posto di Biancaneve e un conto è trovarsi materiale che a livello di conseguenze legali può essere molto più scottante, com'è capitato appunto all'operaio torinese. Trovarsi in casa alle 6 di mattina la Polizia che ti sequestra il pc e ti notifica di essere indagato per aver scaricato e condiviso materiale pedopornografico, è un'esperianza che a livello psicologico, ma non solo, può avere conseguenze di non poco conto.

E qui veniamo a quanto scrive Gilberto Mondi su Punto Informatico, il quale sostanzialmente si chiede:
...il pericolo del download di un file fasullo, di un fake che contiene contenuti indesiderati e indesiderabili, non può essere costituito dal fatto che alle 6 del mattino bussino alla porta gli agenti della Polizia Postale. Il pericolo sta invece nella normativa, che rende possibile un'azione di quel tipo perché un utente P2P ha scaricato un pedofile pensando che fosse altro. Una normativa cieca, incapace di ogni flessibilità, che trasforma un 22enne in una persona accusata di aver contribuito ad abusi su minori, un'accusa soverchiante e con ogni probabilità nel caso specifico, e chissà in quanti altri, del tutto gratuita, fasulla come il file scaricato. L'utente che si imbatta in un file del genere non dovrebbe avere a disposizione invece un numero telefonico, un'email, un sito, un qualcosa che gli consenta in pochi clic di segnalare il file? Non sarebbe questo assai più utile a colpire chi diffonde questa roba?
Questo è effettivamente il punto. Che utilità ha nella lotta a questa terribile piaga prendersela con chi inconsapevolmente ha scaricato pedofiles pensando fossero tutt'altro? Perché invece non si mette a disposizione di chiunque un sistema qualsiasi per segnalare di essersi imbattuti in questa roba? Interessanti a questo proposito sono alcune riflessioni di Daniele Minotti, avvocato che si occupa di diritto penale applicato alle nuove tecnologie, il quale scrive in questo post nel suo blog:
Bisognerebbe ripensare parecchio questo genere di indagini. Se una persona viene sopresa a condividere un file illegale, con eMule, non è detto che ne sia consapevole. C’è il problema dei fake e non soltanto, per dirla tutta. E sono fatti arcinoti. E’ piuttosto triste che gli investigatori non lo sappiano.
L’attività di monitoraggio delle reti P2P si rivela, spesso, soltanto un pretesto per avviare perquisizioni e sequestri. E’ troppo poco, a mio parere, per giustificare un’invasione così profonda e traumatica nella sfera dell’individuo.
E' vero, alcune possibilità di segnalare situazioni illegali alle autorità ci sono già, ma sono più che altro limitate alla semplice segnalazione di essersi ad esempio imbattuti in siti illegali. Chi le utilizzerebbe per dire di aver scaricato qualcosa dai circuiti p2p? Se poi aggiungiamo il fatto che le norme per quanto riguarda il materiale pedopornografico sono molto severe e si corrono guai grossi anche per la semplice detenzione, il resto viene da sé.

Insomma, il succo di tutta la questione è che sarebbe molto più efficace la lotta a questo aberrante fenomeno e ai suoi organizzatori se fosse data la possibilità all'utente che inconsapevolmente ci si imbatte di poterlo tranquillamente segnalare con un'apposita procedura, senza provvedimenti drastici e sostanzialmente inutili che al di là dell'immagine di facciata servono a ben poco.

9 commenti:

  1. Anche io ho apprezzato molto l'articolo su PI.

    Riguardo lo sfortunato torinese, mi e' venuto da pensare quanto segue.

    Mettiamo che compro una bottiglia d'acqua e mi esplode in mano. A nessuno verrebbe in mente di accusarmi di contrabbando di esplosivi.

    Oppure compro il ketchup e ci trovo dentro un pene. A nessuno verrebbe in mente di arrestarmi per traffico d'organi.

    Ma se scarico un file da internet (magari pure qualcosa di legale, non coperto da copyright) e ci trovo dentro la sorpresa, invece che vittima passo per carnefice. Questo grazie all'ignoranza in materie informatiche di chi ci governa.

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  2. Sì, il ragionamento regge, ma occorre fare alcuni distinguo.

    L'acqua e il ketchup li ho pagati, quindi comprati regolarmente, a differenza di quanto accade per il Biancaneve scaricato illegalmente da internet.

    > Ma se scarico un file da internet (magari pure qualcosa di legale, non coperto da copyright) e ci trovo dentro la sorpresa, invece che vittima passo per carnefice

    Occorre vedere cosa si intende per legale: può essere un file acquistato su iTunes o scaricato legalmente da portali tipo downlovers.it, ad esempio. In questi casi le possibilità di trovare sorprese sono praticamente pari allo 0, almeno che io sappia.

    Il rischio si corre quasi sempre nei circuiti p2p, il luogo per eccellenza dove il materiale non è sottoposto da nessuno a nessun tipo di controllo. Qui si possono trovare i fake sia scaricando file illegali (es. Biancaneve) che legali (es. il filmino delle vacanze di Pinco Pallino, che ovviamente non è protetto da copyright).

    In entrambi i casi, come dici tu, alla luce della normativa attuale io passo per carnefice, c'è poco da fare.

    Sul livello di conoscenza dell'informatica dei nostri governanti avrò scritto tremila post ( e non solo io), e non mi sembra il caso di aggiungere altro.

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