sabato 8 marzo 2008

Operai in parlamento?

Una novità - per ora una delle poche - di questa campagna elettorale rispetto alle precedenti, è che pare ci sia una specie di corsa a candidare i "simboli", se così si può dire. Dopo la candidatura in Toscana, nelle file del Pd, di Mirko Lami, operaio alle acciaierie Lucchini di Piombino, ecco che, abbastanza a sorpresa, nella Sinistra Arcobaleno viene infatti candidato un operaio della ThyssenKrupp: Ciro Argentino.

La cosa che però desta scalpore, almeno nei media, è che per fare posto al candidato operaio si è fatto da parte nientemeno che Oliviero Diliberto (foto), segretario del partito. In realtà la candidatura dell'operaio sarebbe la diretta conseguenza di una polemica scoppiata tra alcuni esponenti del Pd e della Sinistra Arcobaleno: e precisamente dell'accusa, almeno stando a quanto riportano i giornali, da parte di esponenti del Pd, alla sinistra, di non candidare operai.

Non entro nel merito della suddetta polemica, perché di queste ce ne sono già state fin troppe e perché, sinceramente, della cosa non è che mi freghi granché. Espongo solo una breve riflessione.

Perché questo improvviso e inusuale interesse a mettere al centro, o comunque a dare visibilità, a persone comuni? Il gesto di Diliberto, anche se dettato da neanche tanto velate logiche opportunistiche, è in sé apprezzabile. Uno della tanto vituperata casta che si fa da parte per fare posto a un comune cittadino non è certo notizia di tutti i giorni, specialmente in una campagna elettorale finora contraddistinta da sgomitamenti, diatribe e discussioni di tutti contro tutti per riuscire a entrare nel "carrozzone" parlamento.

Ma, al di là dei bei gesti, viene (almeno a me) il dubbio che si tratti di manovre meramente propagandistiche, un modo per generare nell'opinione pubblica l'idea che le persone comuni contino effettivamente qualcosa. Non vorrei sembrare disfattista, magari posso pure sbagliarmi, ma se guardiamo le cose come sono andate finora, margini che lasciano spazi a dubbi di questo genere ce ne sono. Eccome.

Ecco perché penso che ognuno debba avere il ruolo che gli spetta: l'operaio deve fare l'operaio e il politico deve fare il politico. Non fraintendetemi, non è che non mi stia bene che un operaio entri in parlamento, anzi. Quello che semmai non mi sta bene è che ciò venga fatto con lo scopo di far recuperare credibilità alla classe politica. Una credibilità ormai persa da tempo, che comunque non potrà essere recuperata con operazioni di basso cabotaggio tipo questa.

Se la politica avesse dimostrato nel corso di tutti questi anni di essere credibile, di lavorare seriamente, di essere veramente al servizio dei cittadini, di farsi carico dei problemi della comunità e del paese Italia, non ci sarebbe bisogno di mandare un operaio in parlamento per tentare di dimostrare l'indimostrabile.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il gesto di Diliberto è apprezzabile in quanto si è sacrificato in prima persona.

Non sono sicuro che un operaio abbia la preparazione necessaria a governare un paese.

Poi, i canditati dovrebbero rappresentare tutti, non solo la classe chi li vota. Qui abbiamo un operaio che rappresenta gli operai, una lesbica che rappresenta le lesbiche, un travestito che rappresenta i travestiti, vari cattolici che rappresentano altri cattolici, uno scienziato impertinente che rappresenta sé stesso (meglio non fare nomi). E a noi sfigati che non rientriamo in nessuna di queste categorie chi ci rappresenta?

Andrea Sacchini ha detto...

Il gesto di Diliberto è apprezzabile in quanto si è sacrificato in prima persona.

Sì, mettiamola così.

Non sono sicuro che un operaio abbia la preparazione necessaria a governare un paese.

Beh, dipende. C'è da tenere conto che alcuni di questi, pur lavorando, hanno anche alle spalle una qualche attività politica. E poi, se devo essere sincero, non mi pare che per raggiungere la preparazione e la competenza dei politici di professione - almeno riguardo a certi temi - occorra chissà quale requisito.

> E a noi sfigati che non rientriamo in nessuna di queste categorie chi ci rappresenta?

La domanda è sensata, ma ti ricordo che la stragrande maggioranza dei nostri cari parlamentari appartiene alla categoria dei politici di professione, gente che in vita sua non ha fatto altro per decenni.

Sinceramente penso di sentirmi più rappresentato da un operaio, magari anche un po' incompetente, che da questi. Se non altro per il fatto che l'operaio dovrebbe essere più al corrente di come funziona la vita di tutti i giorni. Cosa che gli appartenenti alla casta hanno molto spesso dimostrato di non conoscere minimamente.

Ciao.

Anonimo ha detto...

"Sinceramente penso di sentirmi più rappresentato da un operaio, magari anche un po' incompetente, che da questi."

Si, su questo sono d'accordo. L'importante è che l'operaio (o la precaria, o il cattolico, la lesbica, il travestito, etc.) non vadano in parlamento con la convinzione di curare soltanto gli interessi della loro categoria.

Certo è un passo avanti rispetto ai politici di professione, che curano i propri interessi e quelli di nessun'altro.

Sulla competenza, dipende chiaramente da quale ruolo vanno a ricoprire. In ogni caso il "sopravvissuto della Thyssen" non è stato candidato per la sua attività politica (che so, nei sindacati), ma in quanto unico sopravvissuto ad una tragedia. E' chiaro che è solo un'operazione d'immagine.

Anche l'operatrice di call center (o la tipa della Asl), bisogna vedere con che criterio è stata scelta. Lo slogan di Veltroni - "In lista con noi un'operatrice call center da 700 euro al mese" - non dice molto sul suo curriculum o sul suo programma politico.

Ora il colmo sarebbe se Berlusconi mettesse in lista qualcuno che guadagna 695 euro :D

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