giovedì 21 dicembre 2006

Ciao Piergiorgio

Ieri era il giorno del silenzio e del rispetto. Oggi, forse, qualcosa si può dire, anche se è difficile poter aggiungere qualcosa di nuovo al fiume di parole (per lo più inutili) che sono già state dette.

Una cosa è sicura: Welby è finalmente uscito di prigione; una prigione rappresentata dal suo stesso corpo, reso immobile dalla distrofia. Non so cosa troverà dall'altra parte, se il nulla assoluto o un altro mondo (nel caso, comunque, sarebbe sicuramente migliore di questo).

Ho scritto parecchio in questo blog riguardo alla vicenda di Piergiorgio. Sono convinto infatti che la sua sia stata una battaglia giusta, combattuta per rivendicare un diritto fondamentale ma ancora non riconosciuto dalla legge: la possibilità di dire no a una sofferenza e un'agonia atroci, irreversibili e inutili. Una lotta per la libertà, combattuta alla luce di una totale e comprovata lucidità mentale.

Ho un'unica paura adesso: che la faccenda possa rapidamente cadere nel dimenticatoio rendendo sostanzialmente inutile la sua battaglia, portata avanti per cercare di spronare il Parlamento e le istituzioni a muoversi per colmare il vuoto legislativo attorno a una faccenda così delicata. Sono convinto che lo Stato debba riconoscere il diritto ad ognuno di decidere cosa fare in casi come questo: chi sceglie di continuare a vivere e a soffrire, liberissimo, chi sceglie di voler porre fine alla sua agonia, deve poter essere messo in condizione di farlo.

Tutto il resto sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano.

Ciao Piergiorgio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi permetto di dire la mia, perche' il tuo e' uno spazio democratico e soprattutto perche' rispetti le opinioni di tutti.
Beh se devo essere sincero io un'opinione non ce l'ho. Mi spiego. Sono combattuto. Da un lato condivido il tuo pensiero ma dall'altro penso che e' pur sempre una vita (per quanto difficile)che se ne e' andata.
Scusa se dico una cosa egoistica, ma non avrei voluto mai essere nei panni ne' della moglie di Welby ne' del dottore che lo ha "finito" (se mi consenti questo participio un po' forte).

E' una brutta storia e francamente non so quale sarebbe stata la cosa migliore (oltre ad un miracolo. ovviamente).

Andrea Sacchini ha detto...

> " Mi permetto di dire la mia, perche' il tuo e' uno spazio democratico e soprattutto perche' rispetti le opinioni di tutti."

Ti ringrazio. Certo, magari a volte posso non condividerle, ma il rispetto delle idee altrui è il fondamento sul quale ho costruito questo blog.

> "...penso che e' pur sempre una vita (per quanto difficile)che se ne e' andata"

E' questo il punto. Siamo sicuri che quella di Piergiorgio si poteva definire vita? Pensiamoci bene.

> "...Scusa se dico una cosa egoistica, ma non avrei voluto mai essere nei panni ne' della moglie di Welby ne' del dottore che lo ha "finito"

Non è egoismo. Nessuno (me compreso) vorrebbe mai trovarsi in una situazione del genere.

Eppure è una situazione a cui le istituzioni devono dare una risposta chiara e precisa, per tutti i Piergiorgio che (purtroppo) verranno.

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