sabato 27 aprile 2024

Il Vannacci che è in me


Parafrasando il grande Giorgio Gaber, a me non spaventa il Vannacci in sé, ma il Vannacci che è in me, in noi, in tutti. 

Quando certe idee e certi personaggi arrivano a occupare posizioni apicali (non ci giriamo attorno: molti di quelli che stanno nelle stanze dei bottoni queste cose le pensano e le condividono), lo fanno in virtù di una legittimazione popolare. Detto in termini mangiabili: andate in qualsiasi bar, piazza, strada, supermercato e ascolterete facilmente le stesse farneticazioni.

Vannacci non è il problema, è il sintomo di un problema che va ben al di là del singolo personaggio e che riguarda la collettività, la società. Questo non significa che la maggioranza delle italiche genti abbracci o condivida il Vannacci pensiero, anzi si tratta sicuramente di una minoranza, ma una minoranza rumorosa che comunque ha un certo peso. 

Quando Salvini, che come politico non vale niente ma come capacità di fiutare gli umori collettivi e trasformarli in voti è imbattibile, candida un personaggio simile a una tornata elettorale, non lo fa solo per una sorta di comunanza ideale con le assurdità propalate dal generale, ma lo fa perché sa che su quel terreno molti lo seguiranno, magari consentendogli di raggranellare un numero di voti sufficiente a fargli dire: Visto? Mi davate per morto e invece sono ancora qua. 

E un certo numero di voti li prenderà, purtroppo. Li prenderà perché appunto il problema non è Salvini, e neppure Vannacci, ma i Salvini e i Vannacci che sono in noi.

venerdì 26 aprile 2024

Manifesti


In alcune città i Pro Vita hanno fatto affiggere manifesti come questo per supportare le loro campagne antiabortiste. Nei manifesti è ritratto un bambino, affetto da sindrome di Down, che sorride. 

Il messaggio psicologico-mediatico che veicola questa campagna è chiaro: anche un bambino con disabilità può essere felice e quindi non ha senso interrompere la gravidanza se si scoprono precocemente anomalie del nascituro.

Non entro nel merito del tema dell'interruzione di gravidanza, troppo complesso da affrontare qui e su cui non ho una idea precisa (l'unico punto fermo che ho sta nella convinzione che ogni donna ha il diritto di decidere in merito). Quello che a me interessa è evidenziare la valenza fortemente populista, strumentale ed eccessivamente semplificatrice del messaggio. 

Il tema della disabilità è estremamente complesso. Ci sono diversi tipi di disabilità e diversi gradi di gravità delle stesse. La stessa sindrome di Down può variare da soggetto a soggetto. La presenza di una persona disabile può rivoluzionare la vita di una famiglia e renderla un inferno. Si fa presto a dire "Facciamoli nascere". E poi? Chi ci pensa? Chi si prende la briga di ricorrere a logopedisti, psicologi, psichiatri, fisioterapisti, strutture di riabilitazione e quant'altro? 

Cosi come ci sono famiglie che accettano di occuparsi amorevolmente di una persona disabile e che si annullano per potergli garantire una parvenza di vita "normale", ce ne sono tante che cadono nella disperazione fino ad arrivare al gesto estremo, basta leggere le cronache per rendersene conto. 

Pretendere di affrontare tutto questo con slogan privi di analisi e di ragionamenti retrostanti dà la perfetta misura di cosa è il populismo oggi imperante, e illustra perfettamente la pochezza di chi, come i Pro Vita (sono disposto a scommettere che chi ha ideato quel manifesto non ha mai avuto un disabile in famiglia), usa surrettiziamente la mozione dei sentimenti per supportare i propri scopi.

giovedì 25 aprile 2024

David Gilmour

La notizia di un nuovo album di David Gilmour mi lascia perplesso. On an island, uno dei suoi lavori precedenti, è oggettivamente inascoltabile, un album da cui si evince palesemente come Gilmour non abbia più niente da dire né da dare.

A volte ho come l'impressione che questi grandi musicisti del passato - per me Gilmour è stato, ed è ancora, una leggenda - facciano album non tanto per aggiungere qualcosa di inedito a quanto già si conosce di loro, ma per lanciare messaggi del tipo: Ehi, sono qui, esisto ancora, non dimenticatemi.

Poi magari il nuovo album sarà effettivamente un capolavoro, mica è da escludere. Nel qual caso mi cospargerò il capo di cenere.

25 aprile

Teniamocela stretta, questa festa, e facciamo tesoro del suo significato, oggi più che mai, visto i tempi che corrono.

Buon 25 aprile.

martedì 23 aprile 2024

Perché noi maschi non possiamo parlare di aborto?

Nella discussione sui social e fuori che va avanti da giorni sull'aborto, discussione che ha preso il via dopo la proposta di FdI di insediare i Pro Vita nei consultori, mi è capitato di leggere moltissimi interventi di donne di questo tenore: Tu, uomo, non hai l'utero, quindi non puoi parlare di aborto.

Mi sembra un atteggiamento molto intollerante (volevo dire fascista ma forse è troppo forte) e sostanzialmente privo di giustificazione. Se io, uomo, sono interessato ai temi etici, mi documento, leggo, mi informo, cosa impedisce che possa esprimermi in merito? Quale sarebbe il senso di subordinare l'esternazione di una opinione al possesso o meno di un organo del corpo umano? 

Io credo che ognuno possa e debba, se vuole, parlare di ogni argomento su cui ritiene di avere un'opinione, compresi i piu delicati e spinosi. Con pacatezza ed equilibrio, naturalmente, e soprattutto evitando di assumere l'atteggiamento tipico di chi si fa portatore di verità assolute.

lunedì 22 aprile 2024

Ogni tanto


Mentre noi discutiamo del sesso degli angeli, l'esercito israeliano continua indisturbato il suo genocidio coi 18 minori uccisi ieri a Rafah. Dal 7 ottobre a oggi i bambini palestinesi uccisi sono 14.000, le vittime totali 35.000.

Poi per carità, va bene anche parlare del sesso degli angeli, eh, lo faccio anch'io. Ma magari, ogni tanto, ricordarsi degli orrori che accadono poco lontano da noi (e di cui più o meno direttamente siamo complici) non sarebbe male.

domenica 21 aprile 2024

Pretese eccessive

Che poi vabbe', se ci si pensa un po' le pretese di Scurati per quanto condivisibili sono abbastanza lunari. Come si può pretendere che questa compagine di governo si dissoci dal fascismo e abbracci l'antifascismo? Meloni, La Russa e altri vengono da quell'ambiente lì, sono nati e cresciuti in quel brodo di coltura lì e le loro radici sono lì.

Radici non solo politiche ma anche identitarie. Perché l'appartenenza politica afferisce alla sfera dell'identità. Un po' come la religione. E all'identità non si rinuncia. Sì, si può smussare qualcosa, ma il nocciolo è inscalfibile. Ed è così per tutti, anche per me. Quindi è inutile aspettarsi che Meloni, che in altri tempi definiva Mussolini un grande statista, o La Russa (quest'ultimo tiene in casa i busti del duce: figurarsi) si presentino al 25 aprile pronunciando la parola antifascismo. Non la pronunceranno mai, e da un certo punto di vista è normale che sia così e mi stupirei se accadesse.

Quello che è auspicabile, dal momento che questa classe di governo è di questa pasta, è che se ne vada presto a casa, altro non si può fare, e per mandarla casa serve ben altro che un monologo di Scurati.

Il Vannacci che è in me

Parafrasando il grande Giorgio Gaber, a me non spaventa il Vannacci in sé, ma il Vannacci che è in me, in noi, in tutti.  Quando...